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di LORENZO TOZZI ERA ed è stato un trionfo annunciato il ritorno di Muti a Roma dopo anni.

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Impegni del celebre maestro, certamente, ma sicuramente anche il desiderio di lavorare sempre più esclusivamente con orchestre "sue", di sua frequentazione quotidiana e non episodica. A giudicare dalle premesse dunque doveva essere, pur nella sua indiscutibile straordinarietà, una normale giornata musicale: alle 10 prova generale aperta, alle 13 incontro del maestro Muti con la stampa, infine la sera il concerto di rito al Teatro dell'Opera. Ma il virus influenzale ci ha messo lo zampino sicchè per motivi di salute Riccardo Muti si è visto costretto ad annullare sia la prova generale aperta che l'incontro con la stampa, privando la città di un interessante incontro ravvicinato con una leggenda vivente della musica d'oggi. Non si poteva per questo però rinviare la storica serata, chiamata a suggellare l'inaugurazione del Festival del Cinema, così tanto sponsorizzato dal primo cittadino di Roma e dal Campidoglio. E la suspence (dirigerà o no il concerto Muti?) è stato il tema dominante del pomeriggio e ha tenuto in apprensione per l'intera giornata i non pochi fans del maestro napoletano. Poi finalmente l'attesa conferma della sua presenza ed una serata di gala con molti invitati illustri, politici, artisti e personalità del mondo della cultura e per protagonista il cinema. Non quello proiettato sugli schermi candidi delle nostre migliaia di sale sparse in tutta Italia, ma quello evocato dalle sole note della musica, da quella fedele compagna sonora che conferisce spesso spessore emotivo alle sequenze filmiche. Alla serata, che ha visto la premiazione di Sean Connery, sono accorsi l'ex presidente della Repubblica Ciampi, il presidente della Camera Fausto Bertinotti e poi, tra le tante star, si sono visti Gigi Magni, Enrico Vanzina, Alba Parietti. Muti non poteva scegliere di meglio che pagine di Nino Rota, il compositore e prezioso collaboratore di tanti capolavori di Fellini. Allievo di Orefice, di Pizzetti e di Casella, Rota infatti è stato tra i primi in Italia a conferire vera dignità artistica alla colonna sonora. Il suo linguaggio semplice, ma stilisticamente aggiornato secondo le ultime scoperte dell'armonia e della orchestrazione del primo Novecento, è di quelli destinati a rimanere nell'orecchio della gente. E del suo variopinto e vasto catalogo Muti, sul podio della abile Orchestra giovanile Luigi Cherubini, ha scelto pagine memorabili come quelle de Il padrino di Francis Ford Coppola, che negli Anni Settanta raccontò a puntate la saga dei mafiosi d'America, quelle de La strada (1954) di Fellini con le patetiche vicende ambulanti di Gelsomina e del rude Zampanò (le Nozze di campagna e la Solitudine e il pianto di Zampanò), e infine dell'elegante e storico Gattopardo di Luchino Visconti dal romanzo di Tomasi di Lampedusa sulla Sicilia postrisorgimentale (tra l'altro il Viaggio a Donnafugata, Angelica e Tancredi w e il finale). Prima del concerto solenne cerimonia ufficiale per la consegna del Cinema Acting Award allo scozzese Sean Connery, un attore che ha fatto sognare generazioni di spettatori tra il poliziesco e l' avventuroso. A consegnargli l'ambito premio l'attrice Maria Rosaria Omaggio. Protagonista della serata, sotto la bacchetta del suo mentore, l'Orchestra Cherubini, voluta da Muti per donare le sue esperienze di interprete ai giovani. Un apprendistato prezioso per i giovani maestri usciti dai Conservatori italiani chimati a dare vita alla musica sinfonica con una particolare attenzione alla produzione europea. L'orchestra dimostra di avere una particolare congenialità col suo direttore, che non ha mancato di dirigerla negli ultimi anni nonostante i pressanti impegni internazionali sia in partiture di repertorio che in pezzi di rara esecuzione. Un impegno che forse si è andato consolidando anche dopo le sue dimissioni dalla Scala di Milano di qualche anno fa. E la musica di Rota, così leggera e

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