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Profumi e ferocia nella Francia del '700

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Visto dal critico

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ALLA base, il romanzo di uno scrittore tedesco di successo, Patrick Süskind, pubblicato una ventina di anni fa e presto tradotto in varie lingue. Lo porta adesso sullo schermo, un regista egualmente tedesco, Tom Tykwer, quello di «Lola corre», positivo esordio in cifre quasi sperimentali. Questa volta siamo in pieno XVIII secolo, in Francia. Il protagonista, Jean-Baptiste Creneuille, ha un merito strano, un olfatto superiore alla norma che, cresciuto (assistiamo prima a una sua tumultuosa nascita nel maleodorante mercato del pesce di Parigi), lo induce a dedicarsi ossessivamente a studiare e a coltivare i profumi: prima, facendo pratica presso un noto profumiere, poi, da solo, spostandosi in Provenza, a Grasse, fin da allora la grande capitale del profumo. Presto però le sue ricerche lo spingono ad uccidere una quantità di donne di cui vuole catturare ad ogni costo gli aromi emanati dalle loro pelli. Braccato e poi arrestato come un assassino seriale, turberà tutti sventolando un fazzoletto che emana il migliore di quei profumi ottenuto con i suoi sistemi omicidi. ma non se la caverà in seguito perché, tornato libero a Parigi, il profumo che emana lo farà addirittura assaltare e materialmente divorare da una folla impazzita. Metà realismo, metà fantasia. Però, anche se la costruzione narrativa, ripresa fedelmente dal romanzo, mette scopertamente l'accento su questo caso tanto insolito, stenta poi a renderlo plausibile per eccessi e iterazioni che rischiano in più passaggi di rasentare l'incongruo (se non addirittura il risibile). Li riscatta in parte la regia di Tykwer che, specie quando deve descrivere l'orrore addirittura naturalistico di quelle folle settecentesche e le cornici figurativamente molto suggestive che le accolgono, si impegna con immagini forti e dure, fatte svolgere da ritmi quasi angoscianti. Cimentandosi anche con musiche spesso appropriate, nel tentativo, in qualche momento riuscito, di suggerire sullo schermo l'idea del profumo. Senza ottenere tuttavia, che quei personaggi siano credibili fino in fondo e che quei climi del thriller trovino gli equilibri giusti con quelli psicologici, affidati quasi soltanto questi ultimi, a una voce narrante che riassume i passaggi chiave del romanzo. Gli interpreti comunque, quasi tutti inglesi, si impegnano a dare il più possibile verosimiglianza all'insieme. Soprattutto il protagonista, Ben Whishaw, ossessionato e allucinato come il personaggio esigeva. Di sfondo, Dustin Hoffman, il solo americano. È il maestro profumiere dell'inizio. Può convincere.

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