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«Gli sponsor uccideranno il grande rock»

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Jovanotti alla presentazione del suo libro fotografico: è triste che il pop serva per vendere gelati

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È un maestro nella gestione dell'immagine: ha capito che doveva smetterla di dare canzoni alla pubblicità e, guarda caso, ha dichiarato che la sua anima non è più in vendita proprio nel momento in cui era in circolazione lo spot con "Happy Hour" di Ligabue. La loro rivalità per il trono del rock mi ricorda i duelli sul ring fra Cassius Clay e George Foreman». Metti una sera a cena con Jovanotti in un ristorante di Milano: risotto ai frutti di mare e filetto di branzino («Sono sempre vegetariano, ma ho ripreso a mangiare il pesce») accostato coraggiosamente a un eccellente vino rosso, perché il bianco proprio non gli piace. Lorenzo Cherubini vuole festeggiare l'uscita dell'elegante libro fotografico "Quarantology" edito da Rizzoli (da oggi in libreria a 35 euro): è un lussuoso volume formato gigante di quasi trecento pagine che ripercorre 40 anni di vita (li compirà il 27 settembre) e 20 di musica attraverso immagini pubbliche e private («Mostro per la prima volta la mia casa e la mia bambina»), alcune inedite e altre scattate dallo stesso Jovanotti. Stimolata dall'atmosfera conviviale, spesso la conversazione deraglia su altri argomenti, fra cui il rapporto fra artista e pubblicità, su cui Lorenzo torna ammettendo di essere attratto dalla creatività di questo ambiente: «Forse anch'io scriverò la musica per uno spot pubblicitario, ma sarà una composizione concepita per quello scopo e che non inciderò mai su disco». E fra i due rivali Vasco Rossi e Ligabue, Jovanotti chi sceglie? «Vasco è l'unica vera icona del rock italiano; ma ho molta stima anche per Luciano: mi piace quello che scrive anche se ha uno stile diverso dal mio. Vasco, Ligabue e Luca Carboni, a cui auguro tanta fortuna per il disco nuovo che sta per uscire, sono tre persone a cui chiederei un giudizio e un consiglio: mi fido di loro perché sono persone buone, oneste e sincere». Ma ce n'è anche per De Gregori, senza rancore: «Chiesi a Francesco di cantare con me "Salvami" perchè sapevo che era una canzone che avrebbe suscitato polemiche e un duetto con lui mi avrebbe legittimato. Lui mi rispose con una lunga lettera piena di complimenti ma disse che non se la sentiva di affrontare casini». Nelle oltre 500 foto del libro "Quarantology" c'è anche la testimonianza dell'affetto straripante con cui la gente accoglie Lorenzo nei suoi concerti: «Il tour estivo è andato molto bene: c'erano sempre non meno di 5 mila persone nonostante il biglietto a 25 euro. A parte le grandi produzioni internazionali, però, la musica dal vivo è in crisi per colpa dei troppi live gratis, che non fanno bene né al mercato né alla cultura musicale. Mi avvilisce pensare che il pop serva a vendere più gelati e provo un senso di disgusto quando vedo un grande come Sting esibirsi "marchiato" dal cornetto Algida. Bono mi ha raccontato che la Pepsi li avrebbe ricoperti d'oro pur di sponsorizzare il "Pop Mart Tour" degli U2: potevano guadagnare miliardi, invece ci hanno rimesso una valanga di soldi, perché Bono è convinto, ancora oggi, che la presenza di uno sponsor non gli permetta di esprimere le sue idee con la stessa forza, sincerità e libertà. E io sono d'accordo con lui». Secondo Jovanotti la pubblicità sta uccidendo la musica anche in televisione: «Il calo di ascolti del "Festivalbar" è dovuto ai tanti, troppi spot. Mi spiace per Andrea Salvetti, al quale voglio bene anche se l'anno scorso mi ha negato una vittoria sacrosanta con "Tanto(3)" per far vincere Nek. Erano sbagliati anche i presentatori del "Festivalbar", perché non erano al servizio della musica, ma solo della propria immagine: bisogna prendere esempio da Pippo Baudo, che fa apparire noi cantanti più belli, intelligenti e bravi di quello che in realtà siamo». L'elogio a Pippo Baudo non è il segnale di un clamoroso ritorno di Jovanotti al Festival di Sanremo del 2007: «Sicuramente non andrò a Sanremo in gara. Potrei partecipare come ospite, ma solo con una motivazione artistica molto forte. L'anno prossimo m

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