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Domenica a Ventotene il concerto-evento con Baglioni, Piovani, Bacalov e Rea

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Ma quei quattro pianoforti a coda cercheranno comunque, nella diversità degli stili, la musica segreta dell'Europa. Non un'impervia armonia, ma la materializzazione simbolica di un'Utopia. Perché quello degli artisti che si incontreranno domenica sera nella piazza di Ventotene - gli strumenti disposti come nei quattro punti cardinali - è un concerto la cui partitura è immersa in un sogno, e forse in una nostalgia: l'idea di unità continentale tradita, o perduta. Claudio Baglioni, Luis Bacalov, Nicola Piovani e Danilo Rea cercheranno sui tasti la traduzione in chiave pop, classica, jazz di una lingua frantumata: quella dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo, tra contrasti e voglia di dialogo. L'evento è denominato «4Eu»: sigla dal triplice significato, visto che Eu è prefisso che indica il "bene"; che in inglese si legge "for you"; e ancora, "per l'Europa". Sarà il prologo del Festival del Mediterraneo, che dal 21 settembre al 10 ottobre offrirà sull'isola pontina (e a Roma) un florilegio di appuntamenti d'arte, premi internazionali, forum e summit tra tecnici e gli ambasciatori di 21 Paesi (il sogno è di far stringere la mano tra i diplomatici di Libano ed Israele, ma il primo tra i molti ostacoli è attendere la nomina del successore di Gol a Roma): il tutto sotto l'egida della Regione Lazio. Com'è ovvio, e a dispetto della sensibilità di ogni artista, la musica non cambierà il mondo: ma può aiutare a non ragionare a vuoto. Prendete Baglioni: lo accusano di impancarsi a "Bob Geldof dei poveri", per la sua attenzione ai problemi dell'immigrazione, e particolarmente per il Festival che organizza anche questo fine settembre, per la quarta volta, in un'altra isola, Lampedusa. Eppure, il Nostro potrebbe privilegiare la sua carriera (a ottobre uscirà il suo nuovo disco e il tour è in rampa di lancio), piuttosto che mettere la faccia per cercare di convincere i colleghi a raggiungerlo laggiù per "O' Scià". E men che meno, stando ai suoi detrattori, dovrebbe portare un pianoforte a Bruxelles (l'idea glie l'ha suggerita Lilli Gruber) per chiedere ai parlamentari europei di concentrarsi sui temi dell'integrazione: invece lo farà, mercoledì prossimo. Non ci guadagna molto, e se è una strategia autopromozionale, è un po' tortuosa. Il suo, dunque, appare un impegno in buona fede. Su Ventotene Baglioni dice: «Poche cose come la musica sanno esprimere il valore del fondersi di anime diverse in un linguaggio universale che tutti comprende e si fa comprendere da tutti. Per questo in quell'isola la musica diviene simbolo alto dell'Europa. Si fondono geni, storie e cultura creando un continente sempre nuovo punto di riferimento di valori, di pace e di sviluppo per l'intera umanità». E se l'argentino Luis Bacalov si sente per l'occasione «ambasciatore del sud del mondo e contatto tra i due emisferi», se Danilo Rea parla di «musica come linguaggio universale capace di unire i popoli», per capire a fondo la suggestione di Ventotene serve l'altro premio Oscar (come Bacalov) Nicola Piovani: «Non sono mai stato su quest'isola, mitologica per la cultura democratica della mia generazione: Pertini, Terracini, Rossi, Spinelli... proprio Rossi e Spinelli al confino su quell'isola concepirono la prima idea di un'Europa unita e democratica. Venivano da culture diverse, da militanze politiche distanti, discutevano, polemizzavano, a volte litigavano. Tempi belli quando si litiga per le idee! Erano già in qualche modo una piccola coalizione democratica. Far suonare sull'isola quattro musicisti di esperienze artistiche lontane fra loro, è un modo bello di rendere omaggio a quest'isola europea e alle sue memorie». Ma l'Europa cui pensavano Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, quando nel luglio 1941 stilarono dal confino in mezzo al Tirreno il "Manifesto" per il restyling continentale, era cosa ben diversa da quella che rischia di naufragare oggi. Il gruppo di Ventotene (quel documento fu firmato anche da Pertini, che poi si tirò indietro per ordine del Partito Socialista) immagin

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