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Elisabetta contro il film su Diana

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I produttori della pellicola, in concorso alla Mostra di Venezia, siano disponibili ad organizzare una proiezione per la famiglia reale, ma la Regina non ha intenzione di vedere il film. Tuttavia, stando alle prime recensioni, il lungometraggio, coprodotto da Gran Bretagna, Italia e Francia, nelle nostre sale da settembre, presenta la monarca in una luce più che positiva. Elisabetta II viene ritratta come la custode dei valori vittoriani e della tradizione, che deve trovare il modo di conciliare la preoccupazione per i nipoti ai suoi doveri istituzionali. Tutto ciò in un momento nel quale l'opinione pubblica le rimprovera eccessiva freddezza, soprattutto per essersi isolata, con la famiglia, dopo la notizia, in Scozia, nel castello di Balmoral. A lei si contrappone Tony Blair (nei cui panni si è calato Michael Sheen, già interprete del primo Ministro nella fiction "The Deal"), mostrato come una sorta di "principe della gente" nel suo impegno per far percepire ai reali il bisogno di rassicurazione e supporto che attraversa il Paese. «È molto difficile trovare soggetti che abbiano una loro vitalità, che non siano già troppo sfruttati» afferma Stephen Frears (Le relazioni pericolose). Secondo il regista, "The Queen" «parla del conflitto tra un vecchio e un nuovo mondo, della tradizione, quella tradizione che è stata un punto di forza e una debolezza di questo paese». Mescolando momenti di vita "pubblici" a quelli più familiari, il film, costato 15 milioni di dollari e basato sulla sceneggiatura di Peter Morgan, che si è avvalso di un gruppo di ricercatori per filtrare le informazioni, trovare fonti vicine alla famiglia reale e consultare materiali di archivio, offre un paio di rivelazioni scottanti. Fra queste, il fatto che la regina avrebbe pensato, dopo la morte di Diana, di abdicare («Quando non capisci più il tuo popolo, forse è tempo di passare il testimone alla prossima generazione», afferma nel film) e la paura di Carlo (Alex Jennings) di venire assassinato sentendosi considerato "il nemico pubblico numero uno". Proprio l'immagine del principe di Galles, duramente criticato anche da Blair in una scena, e tratteggiato fra paranoie e una perenne autocommiserazione, esce dal racconto piuttosto malconcia. Meno negativa l'impressione che lascia il principe Filippo (James Cromwell), preoccupato soprattutto di proteggere i nipoti William e Harry. Tra gli altri personaggi reali che ritroviamo nel film ci sono la regina Madre (Sylvia Syms), Cherie Blair (Helen McCRory) e Stephen Lamport (Tim McMullan), segretario privato del principe di Galles. In una pellicola dove la presenza di Diana è affidata esclusivamente a immagini d'archivio, a giganteggiare è Helen Mirren, la cui metamorfosi in Elisabetta II, anche grazie a una straordinaria somiglianza, appare stupefacente. Nonostante l'attrice avesse già interpretato varie sovrane, da Carlotta in "La pazzia di Re Giorgio", fino a Elisabetta I nello sceneggiato di Channel 4 per cui si è guadagnata quest'anno una candidatura agli Emmy, il ruolo dell'attuale sovrana le ha creato qualche ansia. «Avevo fotografie della Regina nella mia roulotte, e guardavo continuamente videocassette registrate. Questo mi intimidiva, anche perché? ogni volta che la guardavo, mi sentivo inadeguata, avevo l'impressione di non riuscire a rendere la sua interiorità - dice Helen Mirren -. Il ruolo di Elisabetta I consente più libertà ad un'interprete, mentre Elisabetta II è viva, ed è per noi incredibilmente importante. Quello che potevo fare era renderla dal mio punto di vista, non potevo essere lei, perchè non ho mai vissuto quella vita».

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