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di MARIO BERNARDI GUARDI SÌ, È una gran bella festa.

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Andrea Bocelli ha inaugurato il suo Teatro del Silenzio, a Laiatico, in mezzo alle colline volterrane, con una dedica al padre. Grazie, babbo, se ho fatto questo è anche per merito tuo. E un pensierino se lo merita anche la mamma. Questa volta canora, con la celebre canzone di Bixio, possentemente intonata a metà concerto: «Mamma, solo per te la mia canzone vola...». Se non hai un cuore di pietra, ti sciogli. E in effetti le emozioni ci sono tutte. Tutto è suggestivo. A partire dall'idea. Un teatro all'aperto, che si apre una volta l'anno, in piena estate, per un concerto che attira gente da tutto il mondo: musica, canto, balletto sotto le stelle, per cinquemila spettatori (quasi quattro volte in più rispetto al numero degli abitanti del "natìo borgo selvaggio" di Andrea). Cinquemila poltroncine che il giorno dopo verranno smontate. E tornerà il silenzio in attesa del nuovo appuntamento. L'anno scorso il lancio del progetto. Quest'anno il battesimo. Grande festa, dicevamo. Perché se è vero che Laiatico è un po' fuori mano, che devi lasciare l'auto a quattro-cinque chilometri di distanza per prendere l'apposita navetta, che qualche gomitata devi darla (soprattutto al ritorno) nella gran ressa, che quattrocento metri devi farteli a piedi, su una strada sterrata, per arrivare al luogo dell'evento: se tutto questo è vero, goditi poi la ricompensa. Lo sguardo si tuffa a perdita d'occhio su una campagna che pare dipinta, contempla la scultura donata da Igor Mitorai e dal Festival Pucciniano a Laiatico - «Il grande sonno», una testa color blu in vetroresina alta sei metri e posta al centro della collina - si posa sullo scenario, contornato da blocchi di pietra. Sopra, bianchi ballerini, plastici e aerei: statue viventi che il vento e la musica plasmano e muovono con grazia, mentre la luce gioca, con variazioni e vibrazioni cromatiche, dalla testa di Mitorai( una divinità addormentata?) alle pietre. Sin troppo facile fascinazione? Sì, ma tutti sono venuti proprio per questo: per essere affascinati. Prima di tutto, è ovvio, da Bocelli. È il cantante è in gran forma, sia che si cimenti con l'opera (dalla «Cavalleria rusticana» alla «Tosca», dalla «Bohème» al «Trovatore», dai «Pescatori di perle» alla «Turandot») sia che proponga classici del bel canto come «Granada» o quel «Con te partirò» che è un po' il suo inno alla vita, al sogno, alla speranza. All'altezza della situazione e delle relative suggestioni il soprano Paola Sanguinetti e il baritono Gianfranco Montresor. Direttore d'orchestra, un impeccabile Marcello Rota. Un gran sfavillìo di fuochi d'artificio a chiusura della serata.

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