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Carmen Consoli, più folk che Woodstock

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Sfuma dal vivo l'ammiccamento a Janis Joplin che caratterizza il cd «Eva contro Eva»

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Specie quando il tour si annuncia mastodontico: «450 pannelli fonoassorbenti di 2 metri quadri ciascuno, istallati tramite una struttura leggera volta a migliorare il controllo dei tempi di riverbero», recitava la nota tecnica del Carmen Consoli tour 2006. A nulla è valso lo sforzo correttivo in un ambiente, quello del Palalottomatica, la cui qualità principale non è di certo l'acustica. Così l'altra sera, a pochi brani dall'inizio del concerto, la Consoli ha inviato il suo appello direttamente al mixer colossale, disteso sotto la tribuna come un'immensa piattaforma tecnologica dall'aria costosissima. Del resto, non è di sollievo neppure per il pubblico assorbire senza fatica una voce che arriva attufata e che smania come un tentacolo nel buio, e vedere il proprio idolo all'opera, costretto a segnalare il guasto, girandosi verso le quinte e picchiando continuamente il dito sull'orecchio. Eppure i fischi della serata non erano per la cantautrice siciliana, che ha cantato, suonato e persino accennato un balletto sinuoso. Fischi da palasport quando la voce e il volto di Berlusconi piombano nel blog "sConcerto" realizzato da Enrico Ghezzi come un pugno nello stomaco tra la prima e la seconda parte della scaletta. Così come dal parterre si leva un applauso appena il nome di Tommy viene pronunciato in uno degli episodi di tv del dolore mostrati dal video. L'autore blobbizza una sequenza di eccessi televisivi, che mostrano personaggi nei momenti meno edificanti della loro carriera, da Michele Cucuzza a Paola Perego, da Vanna Marchi al Mago do Nasimento, da Platinette ad Alfonso Signorini, dalle sorelle Lecciso al Grande Fratello. Un sussidiario del piccolo schermo che si apre con la politica internazionale, con Bush, Bin Laden, il Bangladesh, Gaza, Guantanamo, Tel Aviv, e si spegne con un manifesto di Berlusconi strappato e la sua voce in dissolvenza che intona un classico di Aznavour. Ma pochi tra i presenti sembrano al corrente delle sue qualità canore. Dopo una prima parte dedicata quasi interamente al nuovo disco, «Eva contro Eva», arrivano brani da «Confusa e felice», «Mediamente isterica» e «Stato di necessità» con nuovi arrangiamenti che introducono dettagli di eleganza all'interno di uno schema ritmico serrato e calibrato su uno standard pop-rock preciso. La Consoli mette da parte la chitarra elettrica per quella acustica, pesca nella tradizione, nei racconti di paese tramandati oralmente e negli strumenti in disuso suonati dai pastori. Cita Verga e Pirandello dipingendo personaggi che «tentennano ma vogliono la luna» e rivendica orgogliosamente le sue radici. Giovani musicisti l'accompagnano armati di fisarmonica, tamburi con le pelli, banjo, mandolino, bouzuki (un assetto strumentale e affiatato da far invidia a Mauro Pagani e al nuovo corso di Francesco De Gregori). Notevole l'assolo di Santi Pulvirenti al banjo, che produce un suono di mille campanacci e sfocia in una danza araba. L'ammiccamento a Janis Joplin è più sfumato rispetto alle premesse fotografiche dell'album e l'emozione più intensa arriva con «Ciuri di campo», una poesia di Peppino Impastato musicata dai Lautari che porta la Consoli più verso i sentieri e la fascinazione di una Rosa Balistreri che in direzione Woodstock. Questa Consoli attarantata non sarà forse pronta per Melpignano?

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