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Fabio Testi: «Devo tutto a Sergio Leone»

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Comunque una bellissima avventura che continua ancora. Spero che continui ancora per molto tempo. Una avventura italiana ma non solo. Tanto successo anche al di fuori dei confini italiani. Sono soddisfatto e contento». Quando ha cominciato la sua carriera? «Quasi per gioco a quattordici anni proprio a Peschiera del Garda vicino Verona dove sono nato. Lì si giravano film di pirati di produzioni francesi. Ero uno sportivo nuotatore e tuffatore e cominciai appunto a fare la comparsa-acrobata». E poi? «E poi i caroselli televisivi e gli studi di architettura abbandonati e l'accademia d'arte drammatica. Ho studiato per fare l'attore». Con l'aiuto dei suoi genitori? «Sì. non mi hanno mai ostacolato. Mia madre cantava in un teatro di zona, non contrastava le mie velleità artistiche. Mio padre, dirigente di uno stabilimento di recupero materiale bellico, non si oppose alla mia carriera». Gli incontri più importanti della sua vita? «Sergio Leone, era il 1968. «C'era una volta il West» fu un grande successo. E poi Vittorio De Sica. Per «Il giardino dei Finzi Contini» vinsi il provino e fui preso». Un ricordo particolare? «Jean Gabin, mi ha insegnato come tenere i rapporti con il set, produttore, regista e con tutti gli altri addetti ai lavori». È stato aiutato dal suo aspetto fisico? «Certo non sono stato svantaggiato. Comunque recitare è una cosa, essere gradevole è un'altro». Le piace anche il teatro, perché? «Mi piace recitare sul palcoscenico. Il teatro mi consente di manifestare la mia grande passione. A teatro riesci a coinvolgere anche il pubblico più giovane». È stato sposato, ha tre figli, le manca un'amore? «No. sono sempre innamorato. Ma l'amore esiste e non si racconta».

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