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«Basta droga, siamo rinati grazie all'amicizia»

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Ieri in un lussuoso hotel nel quadrilatero della moda il cantante Anthony Kiedis (in abito gessato nero), il bassista Chad Smith (in gessato blu), il chitarrista John Frusciante (in camicia da sciamano pellerossa) e il bassista Flea (t-shirt con Goldrake e svariati tatuaggi, fra cui la scritta love sulle dita della mano) hanno presentato il nuovo album "Stadium Arcadium", spiegando che la loro emorragia creativa (doppio cd con 28 canzoni) è figlia della ritrovata armonia fra i componenti del gruppo. «Tutte le canzoni sono nate dall'incoraggiamento reciproco, dall'amicizia, dalla tolleranza che c'è fra noi», ha detto Flea, che durante la registrazione di "By The Way" aveva avuto rapporti tesi con Frusciante, uscito dalla band nel 1992 per problemi di droga e riaccolto con diffidenza in occasione del bestseller "Californication". «Ricucire i rapporti fra noi - ha proseguito Kiedis - non è stato uno sforzo ma un processo naturale: certe tensioni, una volta superate, diventano positive. È un grande dono lavorare insieme, perché quando suoniamo uniti si crea un'autentica energia cosmica». Gli RHCP sono quattro individui diversi perfetti per suonare insieme, ma in "Stadium Arcadium" il talento poliedrico di John Frusciante ruba la scena agli altri con molteplici richiami ai grandi miti della chitarra: «Certi riferimenti mi escono spontanei, filtrati dalla mia personalità. Comunque, mai come ora ho rinunciato a imitare i vari Jimi Hendrix e Jimmy Page, anche perché ero influenzato da altri artisti tipo Eminem. Ma ora ascolto musica classica, Wagner e Strawinskij». La neve cantata in "Snow" è anche il nome in gergo di una droga che sta tornando pericolosamente in auge nel mondo del rock. «Non è una canzone sulla cocaina - interviene Kiedis - ma può essere associata a questo argomento. Adesso che ne sono uscito, dopo essermi davvero devastato, posso dire di essere contento di aver provato anche questa esperienza». I nomi dei due cd, "Jupiter" e "Mars", rappresentano l'intelligenza creativa di Giove e l'aggressività di Marte, però nei 40 minuti di conferenza stampa, cronometrati con precisione olimpica, non c'è stato il tempo di indagare sul significato del titolo "Stadium Arcadium". Abbiamo provato a chiederlo al gigante Chad Smith, sorpreso in giardino, ma ci ha fulminati: «Potrei dirtelo, ma poi dovrei ucciderti».

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