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«L'amore ideale è l'avventura»

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Il regista Oskar Roehler condivide il sexy humour dello scrittore

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Il film appena distribuito nelle sale da Lucky Red, ha vinto a Berlino l'Orso d'argento per il migliore attore protagonista, Moritz Bleibtreu, che interpreta il ruolo di Bruno, fratellastro di Michael (Christian Ulmen). I due sono completamente diversi tra loro, l'unica cosa che hanno in comune è una madre che, per condurre una vita libera nei jet set, li trascura lasciandoli alle cure dei rispettivi nonni. L'introverso biologo molecolare Michael è immerso completamente nella sua ricerca genetica, mentre Bruno è schiavo delle sue fantasie sessuali: insegna letteratura di un liceo di Berlino e si masturba sulle tesine delle sue giovani allieve fino ad arrivare, per curarsi di questa sua erotomania, in un ospedale psichiatrico. Tutto cambia quando i due uomini, ormai trentenni, incontrano l'amore. Ma per un destino crudele entrambe le donne, interpretate da Franka Potente e Martina Gedeck, si ammalano gravemente e i due fratelli devono decidere se portare avanti una relazione difficile o tornare alle loro vite solitarie. Tutto parte dal principio di Houellebecq che ne le "Particelle elementari" afferma: «Gli esseri umani si riprodurranno prima o poi in modo asessuato e così tutti i conflitti relativi alla sessualità saranno destinati a scomparire». Oskar Roehler, quanto è diverso il suo film dal romanzo? «Introdurre e mettere in scena tutta la pornografia presente nel libro era impossibile. Però è in un campo nudista new age, tra corsi di riflessologia, discipline indiane e massaggi shatsu, che Bruno trova anche nel film la sua anima gemella in una vasca Jacuzzi. Con lei, suo doppio femminile, si darà a tutti gli eccessi sessuali possibili compreso quello di frequentare locali sadomaso per scambisti. E questo fino al tragico finale, la malattia della donna che la paralizza e il suo suicidio dopo essere stata abbandonata da Bruno. Anche il background dei due fratellastri lo narro con humour: con una promiscua madre hippy, Jane (Nina Hoss) che li abbandona da bambini affidandoli ad una nonna. Sono vissuto con i nonni e credo davvero, come Houellebecq, che la loro sia l'ultima generazione capace ancora di dare, non egoista. I giovani di oggi sono tutto il contrario: narcisisti, dediti a se stessi». Pensa che la storia mostri la realtà di oggi? «Il mio film, per quanto pessimista offre l'immagine della realtà contemporanea. I problemi della gente di oggi. Quello che ho fatto è aggiungere ironia e umorismo. Non mi piace scioccare la gente. Sono d'accordo con Houellebecq, quando afferma che i rapporti interpersonali sono diventati delle giungle intricate: la gente si è allontanata dalla religione e si lascia guidare dalla sete di sapere, dalla ricerca scientifica. Così, in una società totalmente liberale il modello sessuale ideale è quello dell'avventura». Condivide le accuse di razzismo fatte nei confronti di Houellebecq? «Non sono stato troppo influenzato dal cinema tedesco degli anni Sessanta, a parte Fassbinder, e le accuse a Houellebecq di razzismo francamente non le capisco. Il suo libro mi ha aperto la mente totalmente. E riguardo al razzismo, c'è dell'onestà nel raccontare certe tensioni che si possono avvertire in una società multiculturale come quella francese e europea. Il mio è un film sulla fine del ventesimo secolo». Quali saranno i suoi prossimi progetti? «Aprirò un nuovo capitolo professionale: in primavera girerò in Germania un rock and roll movie ambientato negli anni Sessanta, una love story fiabesca, dal titolo "Lulù e Jimmy", con Chris Cooper, attore già noto per la sua interpretazione in "American Beauty"».

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