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Commuovono uomini e animali del grande Nord

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IL GRANDE Nord è quello delle Montagne Rocciose fra il Canada e l'Alaska. Lo ha scelto come splendida cornice un noto documentarista, scrittore e viaggiatore tra le nevi, Nicolas Vanier, per raccontarci di uno degli ultimi cacciatori, Norman Winther, nella parte di se stesso (come tutti nel film). Fin dall'inizio, così, affidandogli la voce narrante, ce lo mostra, perfettamente inserito nella natura — che rispetta — costruirsi, insieme con la moglie indiana, una casa fatta solo di tronchi d'albero da lui stesso segati ed adattati, vestendo le pelli degli animali di cui va a caccia e cibandosi di quelle stesse carni o dei pesci sempre abbondanti nei fiumi e nei laghi attorno. Con uno scopo fondamentale, la ricerca, anche nelle stagioni più impervie, di quegli animali — linci, martore, orsi, castori — di cui poi andrà a vendere le pelli. Fidando solo nel proprio vecchio fucile e nella muta di cani che tirano la sua slitta, così pronti a sostenerlo in tutto che, a un certo momento, in una delle pagine più drammatiche di questa sua storia, li vediamo impegnarsi a fondo per aiutarlo ad uscire da un lago la cui superficie ghiacciata aveva improvvisamente ceduto. Vanier segue da vicino il suo cacciatore, con naturalezza e sapori costanti di cronaca: sia quando, punta la selvaggina, sia quando incontra, tra le nevi, un vecchio amico dedito da tempo immemorabile al suo stesso mestiere, sia quando, pacatamente, ragiona con la moglie su quello che potrà essere il loro futuro dato che la modernità, incapace di adeguarsi alla natura, rischia di disboscare tutta la regione azzerandone, come conseguenza, anche il patrimonio zootecnico. L'approccio della regia, anche se la cifra è quella del documentario, è soprattutto la documentazione: non solo delle cornici attorno seguite attraverso il mutare delle stagioni, pur privilegiando l'inverno, ma anche — e soprattutto — di quegli uomini che così strettamente vi sono legati, capaci di vivere come se non fossero stati sfiorati dal progresso ma, proprio per questo, in grado di armonizzare i propri ritmi con tutta quanta la natura, sia vegetale sia animale. Conquistandosi senza sforzo l'equilibrio con ogni elemento attorno. Dopo l'ultima immagine — su un abbacinante paesaggio nevoso — si resta in compagnia di quanto Vanier ci ha mostrato sollecitando in più momenti perfino una nostra adesione commossa, e Norman Winther, la sua moglie indiana, il suo amico Alex e, non da ultimi, i suoi cani da slitta mettono radici nella nostra memoria. Con maggiore intensità che non in un film di finzione. Perché scaturiti dalla verità.

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