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Umorismo nero in stile inglese

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ANCORA una «signora omicidi». Pervasa dal più nero umorismo britannico. Siamo nel cuore della campagna inglese. Un ministro del culto tedia i suoi parrocchiani con sermoni noiosissimi. La moglie, che trascura, ha un amante, la figlia, pur ancora minorenne, cambia così di frequente ragazzi che la madre non esita a definirla ninfomane. Il figlio, invece, ancora in età scolare, è così timido e sprovveduto, che i suoi compagni gliene combinano di tutti i colori. La situazione muta, e radicalmente, con l'arrivo di una nuova governante, un'anziana signora. Sembra tranquilla e inappuntabile ma in realtà un prologo ce l'ha mostrata anni prima condannata ad essere rinchiusa in un manicomio criminale per aver tagliato a pezzi il marito e la sua amante. Un'abitudine che sembra aver conservato anche adesso con l'idea, come sempre, di voler riportare l'ordine là dove vede il disordine. Comincia a far morire in un apparente incidente tutti quei compagni che a scuola davano fastidio al ragazzo, uccide un vicino di casa perché, con il suo cane, disturbava il riposo della moglie del pastore, di cui, comunque, sempre per raddrizzare i torti, fa fuori l'amante. Mentre, presa da simpatia per il capo famiglia, gli dà un libro di barzellette ecclesiastiche cui dovrà presto di diventare un predicatore divertentissimo: con lo spasso di tutti. Riuscendo anche a far la morale alla ragazza ninfomane. Alla fine una doppia sorpresa. Che, pur lasciando molte cose in sospeso, non dovrebbe tingere ulteriormente di nero quel rosa che gli si è affacciato tra le pieghe... Un po' di mistero, il sospetto che nella black comedy si insinui il thriller, una catena di piccoli equivoci che, abilmente, tardano ad avviarsi a soluzione. In mezzo, due personaggi proposti con un indubbio rilievo. Quello del pastore, prima incerto, imbarazzato, diviso a fatica tra i doveri della famiglia, molto trascurati, e quelli della parrocchia. Quello della governante sempre imperturbabile, anche di fronte al crimine, e sempre pronta a far valere quelle che ritiene le migliori intenzioni di questo mondo. Con due pregi: che nei panni del pastore c'è quel Rowan Atkinson, più noto, nel cinema inglese, come Mr. Bean, qui lontano dalla farsa, ma, nei suoi impacci costanti, sempre divertente. Affiancato, come «signora omicidi», dall'impareggiabile Maggie Smith, felicissima in ogni sua sfumatura. Con l'autorità di sempre. Gli altri si adeguano a stento, ma, a fare il film, diretto un po' alla brava da Niall Johnson, bastano quei due.

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