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Enrica Bonaccorti «Ho iniziato in caserma»

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Ho condiviso la mia infanzia con tanti animali. Fino a tredici anni ho vissuto in una caserma, mio padre era un colonello, e ricordo che curavo Diana, un cocker biondo. Era la mia compagna in alcuni momenti della giornata nei quali mi sentivo sola. All'improvviso Diana morì e io provai un grande dolore che ancora ho con me». Enrica Bonaccorti professionalmente chi è? «Conduttrice è il lavoro che ho fatto e faccio con molto piacere, ma anche una attrice ed una autrice. Mi piace navigare nel mondo dello spettacolo attraversando tutti i generi». Figlia unica, le è pesato tanto? «No. sono nata a Savona e cresciuta a Genova. Mia mamma napoletana docente di lettere. La prima scena l'ho recitata proprio lì, nella caserma, con il piantone di guardia che annunciava i miei spettacoli». Ma da piccola cosa voleva fare? «Il mio sogno era diventare o una giornalista o attrice di teatro o medico. Mi è andata bene». Con la scuola ha sempre avuto un buon rapporto? «Ottimo. Ho vinto intorno ai 15 anni concorsi letterali scolastici. Ho trascorso una adolescenza serena in tante città per i continui spostamenti di mio padre». E quando ha cominciato ad occuparsi di teatro? «Era il 1969 in una compagnia teatrale diretta da Franco Molé». Che tipo di educazione a ricevuto? «Se mio padre era un colonnello mia madre era un vero e proprio generale. E non avevano condiviso la mia passione per il teatro all'inizio. Pensavano solo ad un mio svago passeggero. Mi invitavano a studiare tanto. Poi anno capito la mia scelta». E poi è arrivata anche la televisione? «Il mio primo incontro con la televisione risale al 1972 lo sceneggiato televisivo "La pietra della luna", un'ottima regia di Anton Giulio Majano e poi tante altre esperienze».

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