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«Vorrei essere Anna Magnani»

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«Nannarella è la più grande». In tournée a Roma, Firenze e Bologna

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parla italiano e lo vuole migliorare per recitare nella nostra lingua; fa progetti per il futuro, ma non troppo, perché le piacciono le sorprese del destino, che per lei sono i regali di Dio. È Julia Vysotskaya, attrice di teatro, cinema e televisione che in questi giorni giunge a Roma. Nella Capitale, tra due mesi, sarà la protagonista del dramma teatrale «La signorina Giulia», di August Strindberg, allestito con il Teatro di Mosca. La regia dello spettacolo è di Andrei Konchalovsky, marito di Julia. Rappresentato al Quirino il dramma sarà recitato in russo con traduzione simultanea; dopo Roma andrà a Firenze e Bologna. Julia Vysotskaya, reciterà la parte di Giulia, lei e la protagonista avete lo stesso nome, ma si riconosce nel personaggio? «Assolutamente no, i tempi sono cambiati, non ci sono più i contrasti tra uomini e donne descritti nel dramma di Strindberg. Certo, l'amore è sempre amore, ma ora i problemi sono diversi. E poi ho un carattere da russa». E cosa significa? «Le russe sono donne... morbide, non pensano tanto all'indipendenza, non ci tengono ad essere forti come un uomo. Quando una russa si innamora non vuole primeggiare. Ecco, io, innamorata del mio uomo, lo voglio seguire e non stargli davanti». Le fa paura la Giulia di Strindberg? E che pensa del fatto che alla fine del dramma si toglie la vita? «Sì, un po' mi fa paura, mi scatena emozioni forti e interessanti, anche se non riesco a immedesimarmi completamente in questa figura. Ma riesco a capirla, comunque impersonare la Giulia di Strindberg è molto difficile. Il fatto che si uccida per me è triste, perché amo il personaggio e spero che anche il pubblico ami questa donna dolce e disperata». Lei ha affrontato ruoli tragici e impegnativi. Le piacerebbe recitare in una una commedia? «Sì, molto. Con mio marito, Andrei Konchalovsky, alle volte discorriamo del futuro, degli spettacoli che potremmo fare e lui mi parla di "Antigone" o "Macbeth". Io gli dico sempre: ma no, facciamo una commedia». C'è un'attrice alla quale si ispira? «Anna Magnani. È un esempio eccezionale, è la più grande. Naturalmente apprezzo anche molte attrici russe, come Tatyana Samojlova, che ha interpretato film importanti diretta da grandi registi, tra i quali Mikhail Kalatozov». Ha preferenze tra teatro, cinema e televisione? «Preferisco recitare per un buon regista, teatro o cinema è lo stesso. La televisione, invece, professionalmente è proprio una cosa diversa, per fare certe cose in tv non serve nemmeno essere bravi». È difficile recitare avendo come regista il proprio marito? «No, per noi il lavoro è una cosa a parte rispetto alla vita privata. Lui ama gli attori, è il regista più dolce che ci sia. Certo, se sbaglio è molto duro. In questi casi sa essere severo». Reciterà in russo di fronte a un pubblico italiano. Crede che questo creerà problemi, nonostante la traduzione simultanea? «Questo potrebbe essere un problema, ma non so dirlo con certezza. So però che in teatro le parole sono importanti, ma non sono tutto. Importante è saper trasmettere delle emozioni. Desidero comunque, in futuro, imparare bene l'italiano per poter recitare anche in questa lingua. Non sarà facile, ma spero di riuscirci». E dal futuro, cosa si aspetta? «Non ho sogni particolari, mi piace affrontare le cose man mano che arrivano, anche vivere un po' alla giornata. Tutto quello che mi accade lo considero un regalo di Dio».

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