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Fiorello, un mattatore per tutte le stagioni

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Con Francesco Totti e Bobo Craxi in prima fila, lo showman ha spaziato su una miriade di argomenti, dall'aviaria alle dimissioni di Storace, da Berlusconi alle vignette danesi, dall'ultimo Festival di Sanremo che ha più volte preso di mira, fino a sfiorare la mafia siciliana, in una serie di battute sottolineate da frequentissimi applausi del pubblico che alla fine gli ha tributato una standing-ovation. Uno spettacolo dai grandi spazi con una scenografia ipertecnologica costruita su misura per rendere possibile una multiforme interattività spettacolare. Uno show di largo respiro durante il quale Fiorello attinge a tutte le risorse della propria creatività che affondano le radici nelle sue passate esperienze artistiche e che si arricchiscono di riflessioni quotidiane ed estemporanee. La novità dello show, giunto per la prima volta a Roma, dopo l'unica tappa a Sabaudia, la scorsa estate, consiste nel fatto che Fiorello usa la danza come filo conduttore delle sue improvvisazioni e riflessioni ironiche. Alla base dello spettacolo, come nella migliore tradizione della commedia dell'arte, esiste un canovaccio, una sorta di linea guida, una formula dalle sfumature artistiche talmente malleabili da conformarsi, tappa dopo tappa, all'evoluzione dell'attualità sociale e politica. In un continuo dialogo con il pubblico, accompagnato da un'orchestra di 14 elementi diretta dal maestro Enrico Cremonesi e con le coreografie di Luca Tommassini, Fiorello spazia nei vari settori dello spettacolo, elargisce a piene mani riferimenti all'universo politico, soprattutto grazie allo «Smemorato di Cologno», ovvero quel Silvio Berlusconi che improbabilmente ha perso la memoria e non ricorda più il proprio nome ed il ruolo che occupa nella società. Una parodia divenuta ormai «cult» nella trasmissione quotidiana «Viva Radiodue» che Fiorello assieme a Marco Baldini, conduce dal lunedì al venerdì, sulla seconda rete radiofonica. Si respira, in ogni segmento dello show, un'atmosfera corale di sano umorismo di cui Fiorello è più che consapevole e che è frutto di un affiatato lavoro di squadra, a cui contribuiscono gli autori di sempre: Giampiero Solari, Francesco Bozzi, Riccardo Cassini, Alberto Di Risio, Federico Taddia. Il conduttore è maturato al punto da essere consapevole delle proprie capacità di intrattenitore, in grado di ipnotizzare il pubblico a suo piacimento e della propria instancabile energia fisica ed intellettuale. Fiorello, ieri sera, ha cantato, si è proposto anche in un'opera lirica, interpretando una piccola parodia di un tenore e di un soprano, ha danzato il flamenco, si è esibito nella danza classica e nella musica da discoteca, si è travestito, regalando al pubblico gag improbabili ma non dimenticando la tv che fa sempre capolino e resta al centro del proprio orizzonte artistico. Riferimenti al vecchio varietà della televisione italiana degli esordi, hanno caratterizzato un excursus sul piccolo schermo che ha attraversato cinque decenni giungendo fino ad oggi. Da «Città vuota» che Fiorello ha cantato all'inizio fino alle canzoni di Lelio Luttazzi, tra cui il brano «Anche se sono stonato», lo show man non ha fatto mancare nulla al popolo romano, neppure i riferimenti alla radio e al suo programma radiofonico, arricchendo lo spettacolo di invenzioni e di sorprese. E riservando ai bis conclusivi alcune classiche parodie, tra cui quella de «Il Gobbo di Notre Dame», cavallo di battaglia dell'ultimo varietà condotto da Fiorello su Raiuno nell'aprile del 2004 «Stasera pago io, Revolution». Non sono mancate neppure incursioni in personaggi conosciuti al pubblico di «Viva Radiodue», come il maestro Andrea Camilleri, il calciatore Antonio Cassano con i cugini «Cassonetti», il mitico Mike Bongiorno la cui parodia, inventata da Fiorello, ha contribuito a far nascere tra i due personaggi un'amicizia concretizzatasi anche in occasioni di lavoro, come gli spot pubblicitari per una nota azie

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