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IN SALA «LA FIAMMA SUL GHIACCIO»

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Conta al suo attivo una trentina di film, fra i quali uno sulla vita di Karol Wojtyla, e altrettanti lavori televisivi, fra cui il notissimo, «La vita come una malattia letale sessualmente trasmessa». Una esistenza di lavoro premiata nel 1985 con un Leone d'Oro a Venezia, oltre al Pardo d'Oro a Locarno, e al Gran Premio della Giuria a Cannes. È stato da poco nelle sale con il film «Persona non grata», accolto con molto favore dalla critica. Ritorna adesso a lavorare in Italia con un film dal titolo: «Il sole nero», ambientato in Sicilia, che verrà girato tra Catania, Siracusa e i teatri di posa di Papigno, vicino a Terni, già utilizzati da Benigni per il film «La vita è bella». Un film nato da un soggetto di Rocco Familiari, con la partecipazione di Zanussi alla stesura della sceneggiatura. Una sorta di tragedia greca, avente quale protagonista principale una donna (Agata), figura in equilibrio tra l'innocenza e la colpa, fra il castigo e il perdono, fra la vita e la morte, tutta tesa alla ricerca della verità, dentro e fuori di sé, in preda a un feroce desiderio di vendetta verso chi le ha ucciso il marito, ma anche conscia che allorché questa vendetta sarà compiuta, nemmeno lei riuscirà a sopravvivere, dovrà, ella pure, togliersi la vita. Un film che pure prendendo spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto in Sicilia, non intende per questo inserirsi in un filone neorealistico. Come dice Zanussi: «Un film che vuole stare più sulla linea di "Le notti bianche" di Visconti che di "La terra trema". La città in cui si svolge la vicenda è Catania, ma una Catania atipica, quasi irreale, come una Venezia viscontea». Insomma non una «Cavalleria rusticana» e nemmeno un thriller? «Forse un thriller, ma stilizzato, in senso dostoevskiano, con sul fondo il grande rapporto fra il bene e il male» Quali gli attori principali? «Valeria Golino, nei panni di Agata, Lorenzo Balducci, che interpreta Manfredi, il suo giovane marito assassinato, e l'omicida, Salvo, interpretato da Enrico Lo Verso. Tre splendidi attori». Come si lavora in Italia? «Sorprendentemente bene: è un Paese che anche nel mio mestiere nutre rispetto verso gli altri. È questo uno dei motivi che hanno fatto grande il cinema italiano». Il produttore? «Un giovane di molto entusiasmo e talento. Mi sono accordato al meglio con lui». La Sicilia? «Un mondo tra i più interessanti, che consente di trovare l'ambientazione migliore per problemi e atteggiamenti che sono universali. La Sicilia è uno specchio non disponibile alla falsità. Anche per questo ne sono innamorato». Il film, se non vado errato, è la storia di una sconfitta, tant'è che alla fine trova la morte anche chi ha perpetrato una vendetta in qualche modo comprensibile. «Ma, vede, il fatto è che nella vita si perde un poco tutti, non c'è mai un vincitore assoluto». Lei dice questo alla luce delle delusioni del movimento di Solidarnosc in Polonia, che aveva acceso tante speranze, in parte vanificate dall'inevitabile impatto coi problemi che anche la libertà e la democrazia si portano dietro? «È possibile, ma la vicenda in questo caso parte dalla Sicilia». Dicono di lei che sia preoccupato per l'Europa di oggi. «Certamente, anche perché la vedo preda di troppo pragmatismo, senza rispetto per i principi, per la fede, per gli ideali. Il futuro deve invece fondarsi sui principi, sulla fiducia nei valori, altrimenti si rischia la distruzione, com'è successo per l'impero romano che pure avendo una superiorità tecnologica sui barbari, è rimasto travolto perché incapace di credere ancora in sé stesso». Che ci dice da polacco dei rapporti fra Russia e Polonia che a dire il vero non sono mai stati idilliaci? «È un problema che riguarda tutta l'Europa, e non solamente la Polonia. Noi polacchi siamo occidentali, mentre la Russia appartiene alla sfera orientale, bizantina. C'è sempre stat

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