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«Luttazzi si sente un eroe grazie a Berlusconi Grillo troppo guru, meglio Corrado Guzzanti»

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«Siamo fuori da ogni centro di potere politico, ragione per cui veniamo additati come un fenomeno anomalo nell'ambito televisivo» sottolineano subito. Per questa ragione, ma ce ne sono anche delle altre che loro stessi ci spiegano, attualmente conducono su La7, il sabato, in prima serata, il programma «I migliori nani della nostra vita». È una riflessione dura ma lucida, sull'attualità sociale e politica, sull'universo della Tv e su alcuni suoi personaggi, quella che Ciprì e Maresco propongono. L'approdo su La7 deve essere letto come un rifiuto della vostra professionalità da parte dei due principali poli televisivi? «La Tv è la nostra vocazione, più ancora del cinema e del teatro. Proveniamo da quel "Cinico Tv" andato in onda sulla gloriosa Raitre dal 1990 al 1994, programma che insieme ad altri di natura differente, abbiamo proposto e riproposto all'azienda di viale Mazzini sia quando era governata dalla sinistra che quando è arrivata la destra». Volete dire che neppure la terza rete ha riaccolto due dei suoi figli migliori? «Lo scorso anno abbiamo proposto a Paolo Ruffini, che l'aveva molto apprezzata, l'idea di un viaggio televisivo in Sicilia attraverso le fotografie del mitico fotoreporter Nicola Scalfiti. La promessa di richiamarci, però, non è stata mantenuta. Così abbiamo iniziato ad elaborare progetti per La7. "I migliori nani della nostra vita" ci sta gratificando molto per l'attenzione riservata dal pubblico, in una serata dominata dal varietà sulle principali reti, ai nostri temi, difficili e spesso scottanti. Il titolo evoca Renato Zero, ma si riferisce anche all'abbassamento della statura del nostro paese negli ultimi anni». Dunque anche voi vi considerate vittime di una epurazione televisiva? «Attenzione! Non ci sono né vittime né martiri della Tv, come Sabina Guzzanti, invece, vuol far credere. La verità, molto più semplice, è che se non ci fossero state le esternazioni del Presidente Berlusconi, personaggi come Daniele Luttazzi non si sentirebbero oggi degli eroi. I veri eroi sono stati i perseguitati per ideologia nell'ex Unione Sovietica». Par di capire che non apprezziate Sabina Guzzanti. «Riteniamo più bravo il fratello Corrado. Un tempo, sul piccolo schermo, Beppe Grillo era imbattibile, adesso è diventato un po' troppo guru. Oggi, più che nella Tv, la satira la apprezziamo grazie ai vignettisti della carta stampata». Eppure ci sono programmi come «Zelig» e la satira del Bagaglino. «Sono un insieme di battute qualunquiste, da villaggio turistico. La verità è che oggi non c'è più differenza tra satira di destra e di sinistra, salvo una maggiore nobiltà nel gusto espressa a sinistra. A differenza di quella europea, la destra italiana non ha espresso una grande civiltà culturale. La conseguenza è proprio l'insinuarsi in Tv di prodotti come Zelig ed i programmi del Bagaglino». Rinnegate, dunque, Zelig come espressione della grande satira del Nord? «C'è una differenza sostanziale tra satira del Nord e del Sud: la prima è da sempre "cogliona", esprime prevalentemente goliardia fine a se stessa, la seconda è un condensato di intelligenza e di creatività. Perché le ataviche difficoltà della gente del Sud aguzzano gli ingegni. Penso a Totò, ai De Filippo. La verità è che, risalendo l'Italia da Palermo a Milano, la vera satira si è fermata a Roma culla di grandi come Aldo Fabrizi ed Alberto Sordi ed ancora oggi riesce a parlare con grande dignità attraverso le nuove generazioni. C'è però in agguato per tutti, il rischio della degenerazione e di una omologazione che, eliminando le differenze tra le regioni, procede di pari passo con la omologazione del paese». Tornerete anche al cinema ed al teatro? «Stiamo lavorando già da tempo ad un progetto cinematografico: il remake di "Rapina a mano armata", il noto film di Kubrick, riproposto, però, nell'ambiente siciliano delle feste patronali. Per il teatro nella scorsa estate abbiamo presentato, con successo, a Bologna lo spettacolo "Viva Palermo e Santa Rosalia

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