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Il Woody Allen della Terrasanta e una casa di donne

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C'è molto sense of humour, molte confessioni da lettino dello psicanalista, e una massiccia presenza matriarcale anche in questo suo ultimo lavoro. Di donne ne "La casa" ce ne sono ben cinque, molto diverse una dall'altra, che opprimono, sovrastano e condizionano l'unico maschio, Rafael, che si sente vecchio e prossimo alla morte, avendo raggiunto i cinquant'anni. Il fatto è che gli altri uomini della famiglia (quattro) sono tutti morti (in circostanze tragicomiche) prima di raggiungere quel traguardo. Il personaggio forte della famiglia è la nonna, autoritaria e avara. Poi ci sono la madre, due zie e la sorella alla quale Rafael affida la memoria storica della famiglia con i suoi racconti delle precedenti vicissitudini. C'è anche una sesta donna che incombe: l'ex moglie che si riaffaccia come amante del protagonista. Legami soffocanti, riscattati proprio dal sottile umorismo, molto yddish, che avvolge tutto il racconto. Che è ambientato nel deserto del Negev, nel sud di Israele, dove Rafael sorveglia la rete di canali di irrigazione che ha reso coltivabile quella landa. «Nella storia del mio Paese», spiega Shalev, «il deserto ha sempre avuto un significato: di fuga dai re, dai tiranni, o anche dalla polizia. Il massimo è se riesci a sopravviverci». M. Tos.

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