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Guerra e odio via dalla trincea per la notte di Natale

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«JOYEUX Noel» è espressione francese per «Buon Natale». Se lo dicono, anche in inglese e in tedesco, degli ufficiali e dei soldati che, la vigilia di Natale del 1914, si son trovati a combattere fra due opposte trincee in quella che era la terribile guerra di posizione di quegli anni. Da una parte un reggimento francese e uno scozzese, con tanto di cornamuse, dall'altra, un reggimento tedesco. Prima gli assalti alla baionetta, i bombardamenti, i morti, poi, all'improvviso, in occasione di quella data che suggerisce sentimenti di pace, prima dei canti natalizi nelle varie lingue poi, quasi insensibilmente, un bisogno di uscir fuori dalle reciproche trincee e di fraternizzare, almeno per una notte, perfino con scambio di doni. Un episodio accaduto realmente nelle campagne di un Artois in quel momento occupato dai tedeschi. Quasi ignorato dalla storiografia ufficiale che lo considerava evidentemente poco "patriottico", ma riesumato adesso, sulla base di una documentazione da poco scoperta, da un registra francese, Christian Carion, di cui si ricorderà il recente «una rondine non fa primavera», in cifre quasi soltanto intimistiche. Qui di intimismo ce n'è ben poco. Ci sono le trincee, la guerra, lo scontro fra militari nemici. Le psicologie, però, sia in un campo sia nell'altro, sono tratteggiate con attenzioni anche fini e le pagine corali della fraternizzazione, pur rischiando qua e là dei sospetti di retorica, hanno una intensità emotiva di cui non è difficile aderire. Specie quando da una parte le commentano in tedesco «Stille Nacht» e dall'altra, in latino, «Venite adoremus» (sia pure mal pronunciato). Certo, le musiche hanno il loro impatto nell'azione (fra i personaggi ci sono un tenore in uniforme e un soprano che l'ha raggiunto per amore), ma, pur con qualche eccesso, fanno spesso da commovente supporto a una storia che invita a vincere l'odio difendendo cristianamente l'uguaglianza fra gli uomini, e non solo in occasione di un Natale. Ai vari personaggi, con i loro problemi psicologici e morali di sfondo, danno vita attori francesi, tedeschi, inglesi non molto noti, ma hanno tutti il loro peso giusto. Anche in quel contrasto durissimo fra il cappellano scozzese, uomo di pace, e il suo vescovo bellicoso che si esprime come oggi un talebano. Di fianco, in una breve pagina sulla Francia occupata, Michel Serrault e Suzanne Flon: nel segno del grande cinema.

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