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Abatantuono si fa in tre e torna alle origini

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VENT'ANNI fa il primo «Eccezzziunale veramente» (con tre «z») ebbe un largo successo di pubblico consentì a Diego Abatantuono, che vi interpretava tre parti, di imporsi come un attore comico i cui modi di esprimersi e i tormentoni cui si abbandonava segnarono un costume e, in un certo senso, persino un'epoca. La storia, che si era scritta in collaborazione con Enrico e Carlo Vanzina, quest'ultimo anche registra, si ambientava nel mondo pittoresco dei tifosi del calcio, con un personaggio, Donato, ultrà del Milan, un altro, Tirzan, tifoso della Juventus e il terzo, Franco, sfegatato interista. Oggi rieccoli tutti e tre, sempre interpretati da Abatantuono, sempre anche sceneggiatore con i fratelli Vanzina, e sempre con Carlo registra. Ancora la comicità immediata, ancora florilegio di dialoghi tutti improntati all'italiano più scombinato, con una giostra di contrattempi, di equivoci e di sorprese. E con il contorno di nuovi attori, tutti, ad eccezione di Sabrina Ferilli, pescati fra i ranghi della farsa odierna, da Anna Maria Barbera a Nino Frassica. Donato, adesso, scoprendosi padre di un ventenne appassionato dell'Inter, nasconde il suo amore per il Milan, per conquistare il cuore del figlio. Tirzan, uscito da un coma durato vent'anni, trova la moglie con un altro e solo in ultimo si ricorda di essere stato Juventino. Con un finalino buffo. Mentre Franco, sbagliandosi di valigia durante una trasferta per seguire l'Inter a Zurigo, si ritrova ad aver messo le mani su del denaro di proprietà della mafia, che subito spende. Non lo uccideranno ma, a lui mite e pacioso, chiederanno di uccidere. Lasciando che ne esca, per il rotto della cuffia. Molti lazzi, appunto, molti giochi, con quel profluvio di battute da cui il dialetto è quasi sempre bandito perché vi dominano quelle storpiature di cui il titolo è solo un pallido esempio e che permettono a tutti gli interpreti di abbandonarsi a un colorito repertorio di strafalcioni; sia, ovviamente, Abatantuono nei suoi tre personaggi, sia, di fronte a lui (com'è facile immaginare) Anna Maria Barbera è lo stesso Frassica, in equilibrio fra cinema, Tv e teatro. Il pubblico ride (il film del resto, è stato fabbricato per questo) e se al critico può dispiacere veder Abatantuono lontano dai livelli di recitazione «alta» da tempo ormai raggiunti, gli può concedere questo colorato ritorno alle sue origini. Purché non abbia seguiti.

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