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Il caso di J.T. LeRoy come il mistero sulle figure di Omero o Shakespeare

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Quello scrittore è un fantasma

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È lo stesso interrogativo che si sono posti alcuni giornalisti americani, nel tentativo di svelare il mistero di J. T. LeRoy, scrittore maledetto ma di grande successo. E la conclusione alla quale sono arrivati - dopo tante ricerche - è che "non è lui": Jerome Terminator LeRoy non esiste. È un fantasma, creato dalla fantasia di un trio di astuti manipolatori. La biografia di J.T. - quale ci era stata raccontata fino ad oggi - era così incredibile da sembrare falsa. Ed era, appunto, falsa. Trovatello, poverissimo, LeRoy era scappato di casa per dedicarsi alla prostituzione e alla droga. A salvarlo aveva provveduto una certa Emily Frasier, un'assistente sociale che l'aveva portato da uno psicologo che aveva trovato la ricetta per il riscatto, suggerendogli di raccontare la propria storia. Nel 1997 (quando l'improbabile J.T. aveva appena 17 anni) era uscito il suo primo libro, una specie di autobiografia ("Closet o the Bone", Attaccato all'osso). Quattro anni più tardi, era stato pubblicato il suo primo romanzo ("Sarah"), al quale era seguito poi "Ingannevole è il cuore più di ogni cosa" (dal quale è stato tratto un film, diretto e interpretato da Asia Argento). Molto di rado LeRoy appariva in pubblico, e somigliava vagamente a Michael Jackson. I cronisti hanno scoperto che sotto il cappello, la parrucca e gli occhiali da sole, si nasconderebbe (il condizionale è d'obbligo, dopo le smentite dell'interessata) una donna, Savannah Knoop, sorellastra di Geoffrey Knoop, l'uomo che sosteneva di aver raccolto il ragazzo LeRoy quando si prostituiva, e cognato di Laura Albert (che sarebbe l'autrice dei romanzi). Un fumettone e tinte cariche, destinato a catturare i lettori dei quotidiani di tutto il mondo, ancor più dei romanzi di Terminator. Quasi trent'anni fa Philip Roth scrisse un romanzo intitolato "Lo scrittore fantasma": la trama non aveva nulla a che vedere con la storia che ci offrono oggi le cronache. Ma toccava un tema letterario sempre attuale. Dai tempi di Omero: o, meglio, da quando l'identità di Omero fu messa in discussione. Il più convinto sostenitore della tesi secondo la quale l'Iliade e l'Odissea furono scritte a molte mani, fu Giovan Battista Vico. E molti studiosi, negli ultimi secoli, si sono dimostrati scettici riguardo alla possibilità che una sola persona potesse scrivere due poemi così ponderosi: fu anche prospettata l'ipotesi che, in assenza della scrittura e nell'impossibilità di mandare a memoria quasi trentamila versi, differenti aedi fossero stati latori dei diversi canti, riuniti poi in forma di poemi epici all'epoca di Pisistrato. La verità non si saprà mai. Come, forse, non si saprà mai chi abbia scritto le tragedie, le commedie e i sonetti attribuiti a William Shakespeare: anche se l'ipotesi più semplice è che li abbia scritti un signore che si chiamava, appunto, William Shakespeare. Altre verità sono state svelate, e riguardano i misteri più recenti. Per qualche tempo (una ventina di anni fa) ci si interrogò sull'identità di Sveva Casati Modignani, autrice di bestseller come "Anna dagli occhi verdi" e "Disperatamente Giulia". Si è scoperto poi che Sveva è un matrimonio (civile e letterario): Bice Cairati e Nullo Cantaron, entrambi giornalisti, hanno dato vita a un sodalizio di indiscutibile successo. Molti dubbi - per restare in Italia - circondano Elena Ferrante ("L'amore molesto" e "I giorni dell'abbandono"). Refrattaria ad ogni apparizione pubblica, la Ferrante non si è mai concessa neppure alle interviste con i giornalisti. Fece un'eccezione per Goffredo Fofi, che è il principale indiziato come possibile autore dei romanzi. Più comprensibile il desiderio di nascondersi dell'autrice (o autore, o coppia di autori) di "Histoire d'O.", il romanzo scandaloso pubblicato cinquant'anni fa, che racconta la schiavitù sessuale di una donna (una Bustine felice e contenta del ruolo). Lo scrittore Jean Paulhan raccontò di aver scoperto una grande scrittrice erotica, Pauline Réage, che gli aveva

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