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Solo oggi la conferma ufficiale dei nomi, ma sono certi Povia, Grignani, i Nomadi

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Sanremo, ecco i Big Oxa, Dolcenera e Britti

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Uno sconsolato Al Bano attende il responso del Festival immobile davanti al telefono. «È incredibile. Stanno giocando a nascondino: sono giorni che chiamo il direttore artistico, Gianmarco Mazzi, ma nessuno risponde. A questo punto non so cosa pensare. E dire che in un primo momento mi hanno corteggiato e voluto fortemente proprio quelli dell'organizzazione». Finalmente restituito al suo ruolo di interprete, solo alla meta dell'Ariston, Al Bano ha presentato una canzone che lui stesso definisce «gospel dalle sfumature etniche». Ma, ieri all'ora di cena, il telefono rimaneva muto. Il motivo di tanta suspence è da attribuirsi alla presenza di due fazioni contrapposte: quella del conduttore-direttore artistico Giorgio Panariello, preoccupato dell'ingombrante presenza del ciclone di Cellino S. Marco e quella filo-televisiva che strizzerebbe l'occhio al clima nazional-popolare che ne scaturirebbe. Il comico toscano al timone del Festival con Ilary Blasi e Victoria Cabello dal 27 febbraio al 4 marzo, aveva infatti dichiarato: «Nessun ospite deve essere più importante del Festival e di chi lo fa. Già vedo tutte le copertine dedicate a lui e alle sue vicende e nessuna per gli altri». C'è un Festival delle copertine e un Festival degli acuti. Quale prevarrà? Contrariato, Al Bano difende la sua ugola: «Al Festival devo molto. È la culla della melodia e io non gli ho mai voltato le spalle. Spero che non lo faccia lui con me». E più di una persona ha detto che ad Al Bano in coppia con Romina o magari, con la Lecciso avrebbero steso il tappeto rosso. Certamente si continuerà a parlare del caso Al Bano nelle prossime ore, intanto la macchina organizzativa del Festival procede. Fra i nomi finora confermati: Alex Britti, Gianluca Grignani, Ron, Povia, Michele Zarrillo, Luca Di Risio (categoria uomini). Tra le «Donne»: Dolcenera (beneficiata dal ritorno di immagine del reality «Music Farm»), Anna Oxa (veterana e plurivincitrice della rassegna), Simona Bencini (l'ex Dirotta su Cuba presenta un brano scritto da Elisa), Silvia Mezzanotte (ex vocalist dei Matia Bazar). Sarebbe la terza volta per Anna Tatangelo e la seconda per Laura Bono, vincitrice della categoria giovani dello scorso anno. Scomparsa la categoria «Classic», forse con qualche pentimento, si pone il problema di come collocare alcune interpreti che non vogliono rinunciare alla vetrina festivaliera: Luisa Corna, Ivana Spagna e Annalisa Minetti proposte in packaging impresariale. Alla cordata ha rinunciato Fiordaliso (quando è troppo, è troppo) che ha presentato la sua candidatura da sola, forte del restyling di Michele Guardì e di un pezzo scritto dai Matia Bazar. Due nomi, due garanzie. Quella delle tre signore non sarà l'unica ammucchiata del Festival che chiede 1200 euro per un posto in platea e 625 per uno in galleria per chi volesse seguire tutte le cinque serate. Sono attesi anche I ragazzi di Scampia che, sotto la direzione artistica e un pezzo scritto da Gigi D'Alessio, dovrebbero esibirsi con Gigi Finizio, anche solo come ospiti. Imbarazzante gioco delle tre carte nella categoria Gruppi, dove gli unici degni di tale nome sono i Nomadi (assenti dal Festival dal 1971), e in rappresentanza delle boy-band, Sugarfree e Zero Assoluto. Sono magicamente diventati gruppi: Carlo Fava con Noa e il Solis String Quartet, Mario Venuti con gli Arancia Sonora (etichetta catanese di produzione artistica ed arrangiamenti), contribuendo a svilire il vasto panorama musicale italiano pieno di band di grande prestigio. Del resto, capitò anche lo scorso anno, quando si decise di far posto a Nicky Nicolai e a Dj Francesco. Una scelta che penalizza, tra l'altro, la discografia indipendente ancora una volta estromessa - non si capisce perché - dalla categoria big. Un settore che pure rappresenta il 20% del mercato discografico. Tra le candidature fantasiose, si segnala l'accoppiata fra l'introverso Mario Rosini (secondo nel 2003) e il tuonante Michael Bolton. A conti fatti un Festival senza capo né coda che sembra n

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