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Alda Merini, la grande poetessa, ci conduce a spasso fra i suoi sogni

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Dolce come il burro, inattesa come la calura in febbraio ed il gelo nel colmo agosto, spigolosa e vellutata, lei è una poetessa shocking: ha la sua poesia parvenza ed allure di naturalezza quotidiana: ma però sostanza d'un'arcana anima gelosa, intesa, forse, all'assoluto. Siamo a Natale. Protetta da una foschía boreale, se ne sta rincantucciata in casa sua - o tana dal cosmico disordine - sulla proda d'un Naviglio immoto. Milano e lei, s'amano e si sospettano, ab origine. È un legame passionato, per lo piú tacito, come quando ci si riposa dopo tratti di bacî, graffî e rabbuffi. S'affermava da Montaigne nei «Saggi» che nulla è creduto cosí fermamente come ciò che meno si sa. Signora Alda, lei crede in quell'omino bianco e rosso che si fa chiamare Babbo Natale? «Visto che gli garba citare, le risponderò con un'altra citazione, d'un altro francese di gran conto: Diderot. Si corre lo stesso rischio a credere troppo che a credere meno. Sí, credo in Babbo Natale, nei babbi e nei babbuini. Nel primo perché è un giocherello, un nonno bonario che premia e all'uopo sa castigare i fidenti bambini. Nei secondi perché i bambini ci scorgono Dio, di cui hanno bisogno e desiderio, quand'anche inespressi. Nei terzi, in fine, perché sono migliori dei secondi sotto ogni profilo, escluso l'estetico: ma anche qui, volendo, si potrebbe ragionarne». Ma sa dirmi chi siano i bambini? creature reali? enfants terribles? fantasime del nostro bisogno d'innocenza? «Non la prenda per rettorica, i bambini sono la viva cosa piú bella del mondo. Io n'ho partoriti quattro, e tribolo piú lancinante non poteva dàrmelo l'assistente sociale che me li sottrasse per spedirmi in manicomio. Fulgido esempio dell'agire proprio ai sedicenti sani di mente». L'ha in séguito ricuperato questo rapporto? «L'ho ricuperato, a poco a poco. L'ultima, la piú piccola, in affido ad una famiglia facoltosa di Roma, avendo saputo che aveva anche lei una mamma, se n'è venuta a piedi dalla Capitale a cercarmi. I bambini non cercano la loro stanza piena di balocchi: balle!: cercano il cuore della mamma, anche se ferito, rinsecchito, e fattosi inospitale per taluno accidente; il corpo dei genitori ch'è il loro proprio. Guai a chi glielo tocca, o ruba. Per ciò, di norma, sono cosí furiosamente ostili ad ogni donna che s'inserisca nell'àmbito del padre, ad ogni uomo che lambisca quello della madre, che loro non cessano dal ritenere affatto vergine. Oggi io ho settantacinque anni; i figli miei dai cinquanta ai trentasei: mio grato, immeritato sostegno». È incline la sua poesia, sotto Natale, a modulare un verso ai bambini? «La sua alquanto indelicata richiesta mi coglie di sorpresa. Non un sonetto. Facciamo magari una barzellettina, va bene?.... Papa Giovanni Paolo «il Grande» invita Babbo Natale nelle stanze del Vaticano. «Per piacere, il mio buon Babbo, usi l'amabilità di regalare tonnellate e tonnellate di giocattoli ai bambini poveri dell'Africa nera. "Ma Santo Padre - osserva colui - i bambini vorrebbero giocare ma sono mesi, anni, che non mangiano quanto sarebbe necessario". Ed il pontefice: "No mangiare, no giocare"». Che cosa invece vorrebbe chiedere per sé a Babbo Natale? «Che piú? Senza tema d'esagerare: dal mondo ho avuto in dono tutto: figliuoli, frenocomî, elettroshock, solitudini feroci, amanti d'ogni risma, amori imparadisati ed amorazzi menadistici, coiti gaudiosamente condotti in porto e coiti provvidenzialmente interrupti in sul piú bello, cavalcate furibonde e trotti barzotti, estasi e dannazioni, amici squisiti e agri nemici dal cervello disabitato... Hoc erat in votis». Come trascorrerà la giornata del 25 di dicembre? «Uggiosamente colla figliolanza e la nipotanza....» E per contro a quale desiderio mirerebbe il suo cuore rampante? «Ad un uomo giovane, da amare, tutto per me. Avvolto ancora nel cellophane, tanto fosse inviolato». Madame, lo scarto dell'età vostra - la di lui e la sua - non la turberebbe? «Manco un po'. Se dopo averlo onninamente scartato ed ignudato, io

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