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Domani la Scala risponde alla sfida del Sud con il Mozart dell'«Idomeneo»

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Ed al fulgido Beethoven del San Carlo risponderà domani a sera l'aristocratico Mozart scaligero. Superbo match lirico fra il «Fidelio» vesuviano e «l'Idomeneo» meneghino, ad inaugurazione della stagione del teatro musicale che è, in ogni caso ed indipendentemente dagli esiti lungo gli anni, ed i secoli, l'eccelso par excellence. Alla Scala tutto appare MAIUSCOLO: nel bene: nel male. Cosí un par d'ova cotte da Chez Maxim hanno per certo sapore ineffabile e sembiante paradisiaco rimpetto a quelle del nostro desco: figlie ad un coccodé ordinario, e magari aviario. È pertanto normale che il summentovato «Idomeneo» goda già da un sacco di giorni, non solo in Lombardia ma anche in Italia nel mondo ed oltre, dei titoli precipui di giornali riviste e tv. Ad entrar nel «tempio» milanese t'avvedi d'un súbito che ivi trovatori e rigoletti e idomenei son vestiti in frac e le di loro crome e biscrome sono piú translucide che altrove: come la parola del poeta è poesia rispetto alla medesima parola del comune cittadino, che fa solo infima prosuccia. Ma anche sui versanti negativi la Scala è specialissima. In fatti, nel mentre un teatro qualsisíasi non avrebbe ardito liquidare un direttore del calibro di Riccardo Muti, lei ad un certo punto s'è scocciata e voila, con rimbombo badiale, l'ha licenziato: affidando agli orchestrali il còmpito di protestare ad alta voce e di scioperare. Ora il tempio è senza direttore stabile, essendo nuovo soprintendente Lissner che ha commesso l'«Idomeneo» al trentenne inglese Daniel Harding, ch'è pupillo d'Abbado, ch'è rivale storico di Muti, ch'attende paziente l'esito della sera di Sant'Ambrogio, che sancirà la fortuna o la disgrazia del nuovo soprintendente Lissner. Realizzato coll'Opéra National de Paris ed il Teatro Real di Madrid, l'allestimento gode, ça va sans dire, d'un lussuoso apparato d'interpreti: dal regista Luc Bondy allo scenografo Erich Wonder, da Steve Davislim (nel ruolo del titolo) a Monica Bacelli (Idamante), a tacer degli altri: non da meno affatto. E. Cav.

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