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Ferrara: i critici? Parole al vento

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Snobba esperti e intellettuali. «Solo il pubblico giudica il mio cinema»

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Dopo tutte queste parole, credo che tornerò stupido». Così ha esordito Abel Ferrara dopo le relazioni che hanno elogiato ieri mattina, nella Casa del Cinema di Roma, il suo film «Mary», da venerdì distribuito in 80 copie da Mikado. Con un'aria distante, il regista ha ascoltato il dibattitto che si è svolto tra il pubblico, il professor Andrea Monda, i critici cinematografici Federico Pontiggia e Armando Tomo (per il quale il film offre a Maddalena il ruolo di tredicesimo apostolo) e la teologa Marinella Perroni, che ha spiegato quanto «la figura di Maddalena abbia subito per anni distorsioni e stereotipi». «A realizzare un film - ha proseguito Ferrara - sono le persone del cast, mentre per riflettere sulle dinamiche di una pellicola è indispensabile il pubblico. Una volta finito, il film passa nelle mani e nei giudizi del pubblico: tutti, allora, diventano critici e giornalisti. Quando inizi una regia, non si sa mai bene dove vai a finire o dove stai davvero andando. La religione è per me molto importante, ma non basta certo un film per spiegare qual è il mio rapporto con la morte o con Dio. Preferisco citare Bob Dylan, quando dice "i miei amici sono venuti e mi hanno detto: Se c'è un Dio faccia un segno. Ma che tipo di segno ci si può aspettare se tutto viene da dentro? Tutto quello che è stato cercato è già stato trovato"». D. D'I.

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