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Triste sorte per i fratelli Grimm costretti, e male, a vivere le loro fiabe

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È VERO che i fratelli Grimm hanno scritto delle favole per far paura ai bambini, non capisco però il criterio seguito dall'ex Monty Pyton Terry Gilliam nel metter su questo filmone in cui, rileggendo a modo suo la vita dei due Grimm nella Germania occupata dai napoleonici, fa loro vivere di persona, in cifre che tendono all'horror, le stesse vicende che hanno fatto vivere ai personaggi delle loro favole, da Cappuccetto Rosso, ad Hansel e Gretel, a Raperenzolo. Per non parlare di una vecchissima strega pronta, per ridiventare giovane, a bere il sangue di bambine e a chiedere, ad ogni piè sospinto, chi sia «la più bella del reame». L'unica trovata, che non è poi neanche una trovata, è di descrivere all'inizio i due fratelli come degli imbroglioni intenti a speculare sulle superstizioni della gente di campagna inventando mostri che poi, con guadagni lauti, fingevano di esorcizzare; mentre gli occupanti francesi, ormai votati al Secolo dei Lumi, tentavano di svelare i loro trucchi. Il resto, quando, finiti i trucchi, coinvolge i due nelle stesse trame spesso angoscianti delle loro favole, è solo un susseguirsi rumoroso di scontri con foreste che camminano, lupi che ululano, incantesimi da sciogliere — anche con il bacio a un rospo o quello per far resuscitare una fanciulla — badando solo al chiasso ed al fracasso. Certo, con ritmi addirittura affannosissimi, con immagini, anche figurativamente molto ricercate, che ricostruiscono con perizia sia l'epoca sia le magie, ma con tale vuoto attorno — nonostante lo si voglia far sembrare pieno, anzi pienissimo — da lasciare, anziché impauriti, come forse si voleva, a dir poco sconcertati. Nonostante nei panni dei due Grimm ci siano Matt Damon e Heath Ledger, indubbiamente efficaci, e nonostante la strega, prima orripilante poi «incantevole» (come garantisce il titolo della versione italiana), sia la nostra Monica Bellucci. Da lodare almeno per il suo coraggio ad imbruttirsi.

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