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Prima rivoluzionario poi statista Imprigionato evase diciotto volte

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Questo bel libro s'intitola semplicemente «A Memoir» (Currach Press, Dublino) quasi a sottolineare una scelta di vita normale in circostanze eccezionali, accanto a personaggi eccezionali. Misurati sul metro odierno, i fondatori della Repubblica irlandese, per non riandare ai patrioti del Sette e Ottocento, furono infatti personaggi fuor del comune, pronti a dare la vita per il bene della causa. Due di essi si stagliano nella suggestione popolare, e non solo grazie a un bel film del regista (ovviamente irlandese) Neil Jordan: Eamon de Valera, "The Chief", come sempre e solo fu chiamato dai fedelissimi, e Michael Collins, "The Commander", come dire Cavour e Garibaldi. Alleati poi avversari in vita, hanno avuto da morti una sorte ben diversa. Collins era un soldato, un animatore, un tribuno di straordinaria prestanza. De Valera era tutt'altro tipo. Di origine spagnola, cittadino americano (il che gli salvò la testa, dopo la sanguinosa insurrezione e l'ancor più sanguinosa repressione della Pasqua 1916) docente di matematica, era il classico rivoluzionario del tipo professorale, impenetrabile nella distinta figura sempre guantata di nero da ministro del culto. Ma non era affatto un pensatore da tavolino: evaso, catturato e rievaso diciotto volte, tiratore scelto finché la vista non cominciò a declinare, orditore di complotti e, secondo alcuni, anche esecutore spietato. Sul piano storico, nessuno è stato più padre della patria di lui, grazie anche a una longevità eccezionale che gli fece lasciare la presidenza della Repubblica solo nel 1973, quando aveva compiuto 91 anni ed era cieco ma perfettamente lucido. Forse questa colossale e ingombrante presenza, ha fatto sì che, a trent'anni dalla morte, il giudizio sulla sua figura rimanga controverso. L'accusa principale che gli è stata rivolta è di aver precipitato il paese nella guerra civile del 1922-23, dopo aver spinto i plenipotenziari Collins e Griffith ad accettare il trattato col Regno Unito che dava l'indipendenza all'Irlanda del sud (il cosiddetto "Free State") ma la divideva dal nord, per poi respingere i termini dell'accordo, mettendosi a capo della fazione più radicale del partito indipendentista o Sinn Féin. Ne scaturì un conflitto che non opponeva più irlandesi a inglesi, e non ancora cattolici a protestanti (i primi erano prevalenti, ma anche i secondi presenti nelle file degli indipendentisti) bensì realisti pronti ad accettare almeno provvisoriamente il principio della divisione dell'isola, e integralisti, che volevano subito una sola Repubblica dal sud al nord. Ultimo di sette figli, Terry nacque in quel turbolento periodo. I suoi genitori si erano incontrati nel 1908, durante i corsi di lingua e cultura gaelica. Dopo tre passeggiate e due gazose al parco, com'era d'uso allora, non si lasciarono più. Anche se scelse di rimanere in ombra, molti hanno attribuito alla fiammeggiante Sinéad (nome che volle sostituire all'anglosassone Jane) un'influenza determinante sul marito e sulla sua politica estremamente conservatrice in materia di censura, divorzio e aborto. Sta di fatto che, dopo un nuovo periodo di carcere alla fine della guerra civile, de Valera riemerse nel 1926 come leader di una formazione più moderata, il Fianna Fáil, divenne Primo ministro, o Taoiseach, per la prima volta nel 1932 e, pur con le alterne vicende della lotta politica parlamentare, rimase al centro della scena politica

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