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di CARLO DE RISIO VI SONO due modi di interpretare la partecipazione tedesca alla guerra nel Mediterraneo.

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il secondo (quello vero) è che l'aviazione tedesca e in seguito la marina, inviarono i loro ragazzi di vent'anni a combattere sul nostro mare e nei nostri cieli, perché l'alleato italiano era in serie difficoltà. La "guerra parallela", voluta da Mussolini e avallata dagli Stati Maggiori per affermare un ruolo autonomo rispetto alla Germania, durò sei mesi, segnati da rovesci in Grecia, Libia, Africa Orientale, e dall'aerosiluramento della flotta a Taranto. Fino a quel momento, i risultati sul mare si riducevano all'affondamento dell'anziano incrociatore inglese «Calypso», dal piccolo «Helli» greco (senza dichiarazione di guerra!), oltre a tre cacciatorpediniere, nove sommergibili e cinque mercantili, nessuno dei quali inglese. Per dare man forte all'Italia, prima arrivò il Decimo Corpo Aereo tedesco, mentre l'Africa Korps approdava in Libia; a partire poi dall'autunno del 1941, affluirono anche i sommergibili, seguiti da motosiluranti, dragamine e unità minori. Su questo capitolo del conflitto, poco noto, proietta nuova luce il documentato libro del professor Alberto Santoni e del ricercatore Francesco Mattesini («La partecipazione tedesca alla guerra aeronavale nel Mediterraneo», edizioni Albertelli-Storia Illustrata, 639 pagine, 39 euro), che verrà presentato oggi nel novembre nel circolo delle Forze Armate, a Palazzo Barberini. Dal 10 giugno 1940 all'8 settembre 1943, la marina da guerra inglese perdette nel Mediterraneo 266 unità per 472.866 tonnellate di dislocamento: 63 unità (130.198 tonnellate) furono affondate dalle forze aeronavali italiane; 203 unità (342.668 tonnellate) da quelle tedesche. Nello stesso periodo, andarono perduti 359 mercantili inglesi e/o alleati, per 1.402.442 tonnellate di stazza lorda; gli italiani ne affondarono 65 (284.281 tonnellate), i tedeschi 294 (1.118.161 tonnellate). Professor Santoni, come si spiega questo forte divario di risultati ottenuti da italiani e tedeschi? «Bisogna riconoscere che i tedeschi attaccavano con maggiore determinazione. Non è un caso che le principali unità perdute dagli inglesi nel Mediterraneo — la corazzata «Barham» e le portaerei «Ark Royal» e «Eagle» — furono affondate da U. Boot che lanciarono i siluri a breve distanza. Sempre ai tedeschi vanno attribuiti gli affondamenti di otto incrociatori su quattordici; la sproporzione è anche maggiore nelle altre categorie di navi». Le navi da battaglia classe Littorio, di oltre 41 mila tonnellate, costarono circa un miliardo ognuna, in anni nei quali si cantava la canzone popolare «Se potessi avere Mille Lire al mese». Quali risultati ottennero? «Basti dire che, in 39 mesi di operazioni, col cannone, da parte di nostre unità sottili, furono affondate soltanto due motosiluranti inglesi: le navi da battaglia non misero mai un colpo a segno». La «Grande Muraglia» realizzata durante il ventennio fascista era il giusto tipo di flotta? «No. Era una flotta sbilanciata. Per realizzare le grandi navi, furono sacrificate quelle che più ci servivano, per scortare i convogli diretti in Libia: unità specializzate, come corvette e torpediniere di scorta che furono impostate ed entrarono in servizio quando era troppo tardi».

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