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Trionfano Green Day e Madonna

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Mtv Awards, la rockstar domina la scena. Due premi al gruppo Usa

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Con il premio ai Gorillaz come miglior gruppo agli Mtv Europe Music Awards 2005, il rock'n'roll entra ufficialmente nell'era dell'illusione tecnologica, dove sul palco non salgono musicisti in carne ed ossa, ma i loro alter ego da cartoon, materializzati (o quasi) come ologrammi tridimensionali, spiazzanti e credibili, inumani ma intriganti. Un paradosso, una congiura dell'assurdo, forse una beffa. Perchè i Gorillaz (un gruppo virtuale, nato quasi per gioco, un'attività collaterale del leader dei Blur Damon Albarn) proprio in questi giorni hanno deciso di gettare le maschere e suonare per la prima volta in forma canonica a Manchester: e il risultato è stato deludente, la brusca interruzione di un sogno. Mentre nella notte dei videopremi continentali la band ha segnato un punto di non ritorno nell'evoluzione del pop-show, dove basta "proiettare" in scena le star, magari affiancate da partner reali: è successo, come in un gioco di prestigio, in diretta mondiale tv, al Pavilhao Atlantico di Lisbona. Quando accanto ai personaggi animati dei quattro Gorillaz (i loro disegni hanno ispirato i clip celentaniani di «Rockpolitik») sono comparsi i rapper dei De La Soul per «Feel Good Inc.». Ed è stato questo, il momento epifanico di un evento caratterizzato dai due Awards guadagnati dai post-punk californiani Green Day (già trionfatori nell'edizione americana dei premi), per l'album «American Idiot» e come miglior rock. Affermazioni, nelle categorie maschili e femminili, per Robbie Williams e Shakira; la più bella canzone è «Speed of Sound» dei Coldplay, il campione dell'hip hop è Snoop Dogg, la regina del rhythm & blues Alicia Keys; nella categoria pop hanno primeggiato (come l'anno scorso) i Black Eyed Peas e in quella alternativa i neo-metallari System of a Down. Il video dell'anno? «Believe» dei maestri della acid-techno Chemical Brothers, e la "rivelazione" l'ex ufficiale dell'esercito inglese James Blunt, passato dalle missioni in Kossovo alle isterie dei suoi fans. Nel bilancio finale, la versione europea degli Awards non è stata monopolizzata stavolta dagli americani (a Roma 2004 assi pigliatutto furono gli Outkast, Usher e ancora Alicia Keys) mentre stavolta i bianchi hanno quasi ovunque dato scacco ai neri. I grandi sconfitti? Gli U2, rimasti a mani vuote nonostante le tre nomination, l'ammaliatrice Gwen Stefani, lasciata con un palmo di naso con quattro segnalazioni, e gli stessi Coldplay: due Awards (l'altro è miglior gruppo britannico) su cinque. Anche i Gorillaz hanno preso poco, ma il loro punto vale un tesoro. Poi c'è Madonna, naturalmente, venuta qui "fuori concorso" per lanciare con una performance delle sue il discutibile nuovo album «Confessions on a dance floor»: dal vivo, com'è ovvio, l'ubriacatura da discoteca diventa un orgasmo sottopelle per i diecimila che affollano l'avveniristica struttura del Pavilhao (creata per l'Expo di Lisbona del '98) e per il miliardo potenziale di telespettatori sparsi in 169 paesi ai quattro punti cardinali. In leggero ritardo sulla tabella di marcia, Madame Ciccone apre lo spettacolo con una coreografia ultrasexy sul ritmo di «Hung up». Occhiali maxisize anni Settanta, giubbotto viola che poi si toglie per rimanere in body, esce con le ballerine da una sfera stroboscopica e intraprende una routine ginnica che ai più maligni ricorda la Heather Parisi di «Cicale». Però, a 47 anni, Madonna appare in formissima, canta dal vivo con la stessa accuratezza di un playback, si struscia addosso al suo corpo di ballo. Manca lo scandalo, il bacio lesbico, la provocazione: ma per una seguace della Kabbalah messa sotto torchio dai rabbini la scosciatissima esibizione aerobica è già troppo. A prenderla in giro è - subito dopo - il presentatore della serata, il pirotecnico attore Sasha Baron Cohen che (smessi i panni del finto rapper Ali G) diventa qui "Borat", un improbabile entertainer venuto dal Kazakhstan: «Bravo quel travestito che era qui prima di me, sapete come si chiama?», dice, e a Madonna dietro le quinte non

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