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A tavola racconta barzellette e ritieneche i politici dovrebbero dedicare meno tempo alla propaganda. «Ahmadinejad non è un pericolo, l'Iran non attaccherà»

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Evghenij Maximovic Primakov ascolta in silenzio la traduzione dell'interprete. Dall'espressione del viso è chiaro che non ne ha bisogno. Era un trucco che si raccontava usasse spesso anche Giulio Andreotti, nei colloqui con i politici (o i giornalisti) di altri Paesi. È un modo per prendersi il tempo per riflettere, e misurare le parole. Sono cinquant'anni che Primakov viaggia per tutto il mondo - prima come giornalista, poi come accademico delle Scienze dell'Unione Sovietica e come studioso di Orientalistica, come alto dirigente di organizzazioni internazionali, poi come capo dei servizi di spionaggio dell'Urss al tempi di Gorbaciov, e poi ancora come ministro degli Esteri e primo ministro della Federazione Russa al tempo di Eltsin, oggi come presidente della Camera di Commercio della Federazione Russa. Figurarsi se non capisce l'italiano. Misura le parole, calibra i concetti. «Quando ha saputo quali reazioni avessero suscitato le sue parole, Ahmadinejad si è affrettato a dire che era stato male interpretato - risponde - In ogni caso, sono sicuro che l'Iran non ha alcuna intenzione di eliminare Israele. A Teheran sanno benissimo che la cancellazione di Israele non gliela permetterebbe nessuno. Avrebbero contro il mondo intero». Sorride, Primakov. Minimizza. «Io penso - aggiunge - che i politici, quelli che hanno responsabilità importanti, dovrebbero dedicare più tempo alla politica e meno alla propaganda». Allude a Berlusconi? «Berlusconi non ha mai detto di voler cancellare qualche Stato. Anche se fa propaganda, non fa male a nessuno». Primakov è in Italia per discutere di accordi commerciali con le autorità del nostro Paese, ma anche per presentare il suo libro di memorie, che in russo si intitola «Vstrechi na perekrestkach» («Incontri ravvicinati») e, in italiano, «Dall'Urss alla Russia» (Valentina Edizioni, 20 euro, prefazione di Fernando Mezzetti. Il libro è stato realizzato in Italia con il supporto di Media Project di Cosimo Fattizzo), un titolo che esprime il lungo viaggio compiuto da quest'uomo di 76 anni attraverso una rivoluzione epocale quanto quella del 1917 (in direzione opposta), anche se meno sanguinosa e dolorosa. Nel primo capitolo del libro, Primakov cita una frase di Sergei Esenin: «Faccia a faccia, non ci si vede in faccia. Le cose grandi si riescono a vedere solo a distanza». Ecco: il distacco è la chiave di lettura dell'intero racconto. E dell'autore, uscito illeso da tante vicende. E sempre con un ruolo di primo piano. Dalle grandi purghe degli anni Trenta, quando lui era ancora un bambino, ma intorno a lui (a Tblisi, capitale della Georgia, dove ha vissuto fino a quando non si trasferì a Baku per iscriversi all'Istituto Navale) le persone sparivano all'improvviso, inghiottite dal sospetto. Viveva con la madre, Anna Jakovlevna Primakova, medico ginecologo; uno zio Aleksander Jakvlevic, medico anche lui, «fu un giorno arrestato e, come si seppe in seguito, deportato e fucilato. Era estraneo alla politica. Venni a sapere molti anni dopo che durante una perquisizione fu trovata in casa sua la prova materiale della sua appartenenza ad un gruppo antisovietico: la sua spada da ufficiale zarista. In effetti, poco prima della rivoluzione bolscevica dell'ottobre 1917, era stato allievo ufficiale». Negli anni seguenti Evghenij ne conobbe parecchie di queste storie, ma la sua fede nel comunismo e la sua ammirazione per Stalin non ne risentirono affatto. Riusciva, evidentemente, a guardare le cose "a distanza". Senza un particolare coinvolgimento emotivo. Sopportava anche di vivere (con la madre, a Tblisi negli anni Trenta o con la moglie, a Mosca negli anni Cinquanta) in una "komulnaija kvartira", una stanza in un appartamento diviso con altri inquilini, con il bagno in comune. È un uomo spiritoso, Evghenij Maximovic. A tavola (al circolo del ministero degli Esteri) racconta molte barzellette (come Berlusconi, ma come faceva anche Ronald Reagan, nei pranzi ufficiali al G7) e molti aneddoti pieni di sapore.

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