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«Hillary Clinton? Se la eleggono voglio essere la sua vicepresidente La mia carriera? Viva la futilità»

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Ma lei ha una chiave per farsi largo nel mondo: «Mai dare importanza a quel che gli altri pensano di te. In questo momento ho solo voglia di essere frivola e danzare, come vent'anni fa. Il che non esclude che la vera sovversione sia nella spiritualità». Non tutti riescono ad essere d'accordo. Nel nuovo cd «Confessions on a dancefloor», che uscirà in Italia l'11 novembre, il brano "Isaac" è introdotto da un antico canto yemenita interpretato da Yitzhak Sinwani, leader del Kabbalah Center di Londra, di cui Madonna è adepta: e da dove, secondo due rabbini israeliani, dovrebbe essere allontanata. Il sacrilegio? Aver citato in un pezzo di musica moderna il mistico ebreo del sedicesimo secolo Yitzhak Luria, sulla cui tomba la star aveva pregato mesi fa. Lei nega, parla di un equivoco, e guarda oltre. Presentando in tv il documentario «Ora vi dico un segreto», incentrato sul suo tour del 2004 e da lei diretto con l'ispirazione dell'amico regista Michael Moore, Madame Ciccone ha spiegato che «il mondo materiale ci rende schiavi, e sarà la nostra perdizione». Quanto alla Chiesa, «la maggioranza dei preti sono gay», e bene farebbe la gente «a voltare le spalle al vizio, se non vuole finire all'inferno». Ieri a Londra, al lancio mondiale del disco, Madonna si è presentata avvolta in una camicia di lamè, biondissima in stile anni Settanta e perfettamente ristabilita dopo la rovinosa caduta da cavallo della scorsa estate. Ha spiegato che lo studio della Kabbalah (che l'ha spinta a ribattezzarsi "Ester") «l'aiuta a fare azioni in sintonia con l'universo». Senza negarsi qualche fantasia politica: «Hillary Clinton alla Casa Bianca? Non solo l'appoggio, ma mi candido come sua vicepresidente». Quanto alla musica, il nuovo «Confessions on a dancefloor» è un ritorno allo stile degli esordi (quando negli anni Ottanta Madonna contribuì a ridefinire il pop sintetico per uso discoteca) ma riaggiornato con la sensibilità del Terzo Millennio. Dodici brani legati l'un l'altro in un unico flusso sonoro, dove per quasi un'ora i ritmi scendono raramente sotto i 120 battiti al minuto. E dove la star sembra aver perfettamente sintetizzato la storia recente dello stile: gli anni Settanta fanno capolino nel singolo "Hung Up" con un campionamento esplicito di "Gimme Gimme Gimme" degli Abba (e quanto ha penato per farsi dare il permesso dagli svedesi), e nell'attacco di "Future Lovers" che richiama astutamente Donna Summer e Moroder. Mentre nell'ossessiva "Sorry" il giro di basso è trafugato da "Can You feel it?" (Michael Jackson & fratelli, 1981). E chi vuole può sentire qui e là echi segreti di Human League, Kraftwerk e dell'elettropop di vent'anni fa, o la lezione psico-oltranzista di Prodigy o Chemical Brothers. In un paio di occasioni, Madonna (assistita alla produzione dal giovane dj britannico Stuart Price, direttore musicale della scorsa tournée) gioca a citare se stessa: così "Push" sembra una "Like a Prayer" congelata a mezza velocità, e "I Love New York" riprende il testo della sua vecchia "Love song". «Volevo fare un disco che facesse saltare la gente dalle sedie», ha spiegato. E il suono, che rinuncia con eleganza e coraggio a ogni possibile formato-canzone per gettare un ponte verso la techno del futuro, detterà legge per mesi nei club di tutto il mondo. Curioso che a gestire i tempi della tragressione sia lei, la severissima "Ester", la stessa che nega ai figli troppi gelati e la tv. «Ma la vita è un paradosso», sospira la regina della trascen-danza.

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