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di EUGENIO ZACCHI LA FAMA e la popolarità di Leo Longanesi non è soltanto legata all'omonima Casa Editrice.

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Nicola Bono, comprende le più significative forme di attività connesse alla Comunicazione. Giornalista, fotografo, grafico pubblicitario, soggettista di cinema e teatro, Leo Longanesi resta ancora oggi una delle voci più graffianti per la sua ironia e più «coraggiose» per il suo intellettualismo libero e soprattutto onesto. Il patrimonio che si apre difronte all'eredità lasciata dal Nostro, può sicuramente illuminare molti aspetti ancora sconosciuti o incerti della nostra tradizione artistica, sociale e politica. A tal proposito, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha promosso alcune iniziative per far emergere nella sua più compiuta conoscenza lo stile e la personalità di Leo Longanesi in occasione del centenario della sua nascita (1905-1957). Lo stesso Nicola Bono ha precisato che tutte le attività celebrative organizzate non si avvalgono della legge 427 del '97, che ne prevede il finanziamento solo se presentate entro il 15 marzo dell'anno precedente. Ma ogni impegno e «sacrificio» si è valso di forti sollicitudini che hanno visto nella singolare opera di Longanesi la sua ragion d'essere. Sicuramente è il primo grande comunicatore della nazionalizzazione della nostra massa», con queste parole la professoressa Annamaria Andreoli, coordinatrice del comitato scientifico delle iniziative, lo ha ritratto, rivelando che esiste un archivio vasto, pronto ad emergere. «La ricerca» ha sostenuto, «è importante per la valorizzazione del materiale poco o affatto noto, per rendere onore alla sua fertilissima attività, come le testimonianze relative alla sua formazione nella Bologna di Morandi, con il quale realizzò alcuni schizzi ancora inediti, acquistati dall'Ateneo emiliano». A proposito di inediti, le carte lasciate da Longanesi rivelano la sua straordinaria attitudine verso l'organizzazione e la modernizzazione della cultura italiana, nonché la sua collocazione di enfant terribile del regime fascista. «Credi e disobbedisci» il suo celebre motto che gli costò una sorta di persecuzione sfociata nella decisione da parte di Benito Mussolini di chiudere il suo primo rotocalco «Omnibus. Due lettere, datate il 2 febbraio 1936, vedono lo stesso Longanesi chiedere benevolenza a sua eccellenza Capo del governo Benito Mussolini. Una terza lettera, rimasta negli archivi, non riporta il nome del destinatario ma unicamente il termine di Sua Eccellenza. Un altro documento appartenente all'Archivio Centrale dello Stato (Polizia Politica), così recita: Longanesi e Maccari dichiarano ai loro amici di essere "depressi" per la piega che prendono le cose in Italia, e deplorano di non avere più alcun seguito tra i giovani. Dicono, che loro sono per l'Ottocento, mentre il Fascismo proclama il Novecento, che sono partigiani della tradizione, mentre i giovani tendono all'ultramoderno ecc. Il superfascismo rivoluzionario dei due s'è trasformato, proprio nel momento della ascesa italiana, in una specie di antifascismo letterario ed intellettualistico». Nella speranza che nel corso degli eventi celebrativi possano emergere altri inediti, il calendario degli appuntamenti prevede per mercoledì 26 ottobre, presso la Sala Convegni della Biblioteca Nazionale di Roma, la tavola rotonda «Longanesi giornalista: eredità e attualità», coordinata da Giampiero Mughini, con la partecipazione di autorevoli studiosi quali Giulio Ferroni, Nello Ajello, Marcello Veneziani, Andrea Cortellessa e Massimo Fini. Per il mese di febbraio 2006 invece, presso Palazzo Marino di Milano è previsto il Convegno di Studi «Longanesi editore» e per il mese di marzo 2006, la mostra «Longanesi e la fabbrica del dissenso». Un vero e proprio fiore all'occhiello inoltre è il ciclo espositivo «Da libro a libro: le Biblioteche degli scrittori», giunto alla sua decima edizione, dedicato ai grandi autori come Pirandello, Manzoni, Svevo e ora, appunto, Longanesi. L'obiettivo è quello di documentare il patrimonio libra

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