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«Torno alle mie origini di cantautore»

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Un messaggio per Celentano: «Invitami a Rockpolitik per parlare di gay»

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L'album s'intitola «Luna presente» (la Recording Arts lo distribuirà da venerdì prossimo) e segna il ritorno di Ivan Cattaneo dopo 13 anni di silenzio discografico. «Enfant prodige» della musica pop negli anni '70, allattatosi al seno della «swinging London» frequentando mostri sacri del calibro di David Bowie, Cat Stevens, Bryan Ferry, prima di affiancarsi ad artisti d'avanguardia, come gli Area, Franco Battiato, Francesco De Gregari, Ivan Cattaneo, 52 anni, è un inesauribile talento «sway» (instabile), che non si è accontentato di fossilizzarsi su un solo filone, nonostante il successo che gliene veniva, e che ha preferito spaziare fra varie esperienze d'arte, alla ricerca continua di nuove forme di espressione: dalla musica alla pittura, dal mimo al teatro, fino alla multimedialità. Dopo essersi imposto come star della pop-music, «Ivan il terribile» si è divertito a distinguersi come profeta del revival resuscitando brani come «Bang Bang», «Sognando la California», «Ho in mente te», ha fondato con altri la celebre discoteca «Bandiera Gialla» di Rimini, ha lanciato star come Anna Oxa, ha messo in musica la poesia Haiku e dalla metà degli anni '90, si è impegnato per una decina d'anni in una gigantesca opera progressiva che, con il titolo «Zoocietà Due.000», comprendeva mostre, installazioni, spettacoli teatrali, manipolazioni sonore. Negli ultimi due anni l'abbiamo visto protagonista del reality show televisivo «Music Farm» che lo ha già prenotato per l'edizione '06. Ora chiede a Celentano di invitarlo a RockPolitik per parlare di gay e lamenta di essere ancora considerato «un personaggio scomodo». E per Celentano ha un messaggio: «Perchè non mi invita per parlare faccia a faccia con un gay?» Ivan, il suo nuovo album è una conseguenza del suo successo televisivo? «Sì, il mio nuovo cd viene un po' da "Music Farm", al quale ho partecipato prima come concorrente e poi come conduttore della striscia settimanale. Quel reality show mi ha dato la popolarità distratta della tv ma, comunque, si tratta di un rapporto diretto col pubblico. Eppoi, Music Farm è il solo reality dove i concorrenti non zappano la terra e non danno la caccia ai pesci, ma fanno il loro lavoro, cioè cantano, anche se ritratta di un karaoke di lusso. Così, ho selezionato 12 canzoni fra oltre 400 brani che non ho mai inciso. Ho scelto le più orecchiabili e ho mescolato la canzonetta alla poesia "bonsai" giapponese Haiku». L'album attraversa i mari della Luna: dal mare della fecondità a quello del freddo, passando per i mari della conoscenza e della crisi: è questa la sua navigazione d'artista e di uomo? «Diciamo che con questo viaggio ritorno ai miei primi passi di cantautore elettronico, dopo aver esplorato percorsi alternativi, quali la videoarte e aver esposto i miei dipinti in vari musei del mondo (sono tutti rintracciabili sul link "arte" del mio sito www.ivancattaneo.it)». La Luna sembra un po' dimenticata, ultimamente, da artisti e poeti: con le sue canzoni ha inteso interrompere l'eclissi letterario e musicale della Luna? «È vero, la Luna è trascurata: anche le ricerche spaziali puntano altrove, Marte, eccetera. Io cerco di restituirle la sua presenza che, poi, è anche un invito a una nostra maggiore consapevolezza».

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