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Il sogno di Hitler Ufo contro gli Usa

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Sull'argomento rimette le cose a posto un libro stupefacente, scritto da un testimone diretto di quei giorni e di quegli eventi. In «Le armi segrete di Hitler» (Mursia, 172 pagine, 14 euro) Luigi Romersa, decano dei corrispondenti di guerra, descrive quello che ha visto e porta testimonianze di prima mano. E quello che è avvenuto, la semplice realtà degli eventi, dai sobborghi di Berlino alla misteriosa base di Peenemünde, sul mar Baltico, che per mantenere il massimo della segretezza era stata cancellata dalle carte geografiche, appare più stupefacente di tanti film di Indiana Jones. Gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale videro e, probabilmente, determinarono un enorme balzo in avanti della tecnologia. La Germania nazista in quell'epoca era tra i paesi più avanzati a livello scientifico, soprattutto nel settore degli armamenti. I suoi scienziati erano avanti di decenni rispetto agli altri. E qui Romersa cala sul piatto una prima verità: Hitler non credeva alle nuove armi e, anche quando l'ombra della disfatta iniziava ad allungarsi sull'impero della svastica, progettava di contrattaccare in modo convenzionale. Tutto questo fino ad una riunione storica: alla fine del '42. Quando gli insuccessi bellici della Germania apparivano tragici, Hitler riunì nella Cancelleria il suo stato maggiore: Göring, von Ribbentrop, von Keitel, Bormann, Dönitz, Raeder, Gunderian. Il Führer disse che bisognava dotare l'esercito di armi nuove, sbalorditive. Heinz Gunderian rispose che nella base segreta di Peenemünde si preparavano apparati bellici oltre ogni immaginazione. Ed era vero. Gli scienziati tedeschi studiavano contemporaneamente i missili, i famosi V1 e V2, e la bomba atomica. Non erano lontani dal riuscire a combinare queste due micidiali invenzioni, creando quei missili nucleari di cui il mondo avrebbe in realtà sentito parlare solo vent'anni dopo. Tra i progetti, in fase avanzata di studio delle «Wunderwaffen», le armi meravigliose, come le chiamavano i nazisti, c'era molto di più: aerei a reazione armati di missili aria-aria in grado, in un solo colpo, di distruggere uno stormo di bombardieri nemici e poi missili aria-acqua, che diventavano siluri in grado di affondare ogni nave, polveri radioattive e guerra batteriologica, visori notturni capaci di capovolgere le sorti di una battaglia. C'erano poi dei nuovi sottomarini, impossibili da individuare, che potevano arrivare alle coste degli Stati Uniti senza mai emergere e lanciare missili su città e fabbriche. In preparazione anche un'arma aerea nuova, segretissima e rivoluzionaria, che volò nei cieli dell'Europa martoriata dalla guerra: il «Flugkreisel», la «trottola», un gigantesco disco volante in grado di raggiungere velocità inimmaginabili per qualunque aereo. Il disco volante venne costruito e messo a punto negli stabilimenti Bmw di Praga. Il primo volo fu nell'ottobre del '44. «Io l'ho visto», racconta orgoglioso Romersa, classe 1917, che fu mandato in Germania da Mussolini per vedere le nuove armi di cui gli aveva parlato, un po' vagamente, il Führer. «Io parlo di cose che ho visto - precisa Romersa - non per sentito dire». Il «padre» del disco volante era Rudolf Schriever: la sua invenzione funzionava perfettamente. Fu fatta saltare in aria con tutta la base Bmw di Praga quando la pressione del nemico si era fatta ormai insostenibile. Il piano di Hitler era di «congelare» le sorti della guerra grazie alle nuove armi. Pensava di infliggere tali perdite all'aviazione nemica da indurre gli alleati a interrompere i bombardamenti sul suolo tedesco. Contemporaneamente, martellando con le V2 Londra, sperava di riguadagnare una posizione di supremazia e poi contrattaccare. L'obiettivo era di andare a colpire gli Stati Uniti nel loro territorio, prima con missili portati dai nuovi sottomarini, poi con bombardieri strategici a reazione e anche con razzi in grado di valicare l'A

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