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Impazza la moda della «papera»

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Talché, senza far nomi, ovviamente, dice: te le ricordi quelle rumorose vibrazioni delle labbra dopo il balbettìo patito dalla dolce protagonista di una romantica fiction strappacore? o, più stupefacente, la parolina pronunciata con rabbia dall'elegante professionista della scena quando s'inceppa nella recita e cede all'esclamazione italianizzata di quel vocabolo che le cronache attribuiscono al generale francese Cambronne, E qualcuno dice, ma sarà vero?, che un giustamente considerato padrone di casa universalmente riconoscuito con le carte in regola, venne filmato quando con esplicite allusioni a figli di una madre mal referenziata, rimproverava gli addetti alle immagini, ripetendo considerazini che, che peccato!, non scarseggiano certo nel linguaggio dei nostri giorni. E tutto questo, perché? Perché vige la pratica della registrazione che foraggia la papera assurta all'onore del superlativo per il divertimento dei telespettatori. Che, quarant'anni fa, di questi giorni, tempestarono i centralini della RAI con sacrosante proteste durante la recita di un romanzo sceneggiato. Te le ricordi quelle vibrate proteste generate dalla scomparsa dell'audio per qualche minuto? E, te le ricordi quelle frasi elogiative rivolte dalla stampa all'attore in video durante il singolare incidente quando, colto da un improvviso vuoto di memoria, aveva continuato a muovere le labbra senza emettere parole in una non prevista scena muta? Ah, la diretta! Tempi duri, quelli d'allora, che ci a avrebbero privati delle risate spontanee e delle — chiamiamole — altrettanto spontanee esternazioni... bizzarre dei frequentatori più assidui del video che, ora, ci propongono i programmi suggeriti, si fa per dire, dalla papera di buona memoria.

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