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Boato di applausi per il magico violino di Yuri Bashmet

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Cecilia del Parco della Musica, al terzultimo concerto del K Festival, per il russo Yuri Bashmet (nella foto), grande violista, interprete della più profonda anima slava. Insieme con l'altrettanto grande violinista siberiano Viktor Tretjakov, egli ha tenuto anche in veste di direttore della giovane Orchestra Sinfonica Nuova Russia - e non questa volta della sua famosa formazione cameristica «I Solisti di Mosca» - un concerto sulla «Sinfonia Concertante per violino, viola e orchestra K 364» e sulla «Sinfonia in sol minore K 550» di Mozart, indi sulla «Sinfonia n. 3 D200» di Schubert. Anche in quest'opera dell'adolescente Franz, con eco mozartiane ma timbri inediti, eseguita per prima, c'era tutto Bashmet: sua la straordinaria cura del suono, ma sua anche la valorizzazione a tutto tondo quasi di stampo cameristico del singolo strumento, la preminenza degli intensi pianissimo sui volumi della massa orchestrale, in una dimensione altra dal sinfonismo mitteleuropeo. La vetta di questo universo musicale è stato l'Andante della Sinfonia Concertante di Mozart, in cui - ridotta l'orchestra a tremulo brusìo di fondo - la scura viola di Bashmet e il luminoso e sopracuto violino di Tretjakov si sono levati a vasto e prolungato canto leopardiano, aperto sull'infinità e la solitudine degli spazi. Più classicamente mozartiana la stupenda Sinfonia K550 del 1788, penultima di quelle scritte dal salisburghese e - a sorpresa - come bis un'accesa danza brahmsiana e una rumba indiavolata, per la traboccante compagine orchestrale, tutta di giovani sui venticinque anni, e per soddisfazione del numerosissimo pubblico.

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