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Per Jerzy Pilch la letteratura è solo un circolo di ubriaconi

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212, 13,50 euro). Il protagonista Jurùs, internato diciotto volte nel reparto alcolisti della clinica dello spietato ma non crudele, rigoroso ma non cinico dottor Granada, considera il mondo "una grande malattia". Percorsi onirici compiuti da sveglio o quasi, l'angoscia placata dalla vodka, rimedio unico al "male di vivere", la consapevolezza di sentirsi vittima di se stesso e le speranze di salvezza deluse dall'irreversibile convinzione di una debole capacità, inducono Jurùs a scardinare ciò a cui più tiene, l'amore per le donne. Ma sarà propria una di queste che provocherà una vera folgorazione nella mente del nostro personaggio, la poetessa Alberta, che con una semplice domanda sovvertirà un'esistenza votata a sicura distruzione. Pilch, questa donna è esistita? «No. Puro frutto della fantasia. Reale è Asia Catastrofe e nella realtà avrei voluto amarla». Chi è? «Era bella, saggia e alta. Il suo ordine era esemplare rispetto al mio». Perché? «Un alcolista è meticoloso e ordinato quando è sobrio, disordinato quando è alcolizzato». Succede sempre così? «Sì. Nel periodo in cui non bevi diventi metodico nel condurre una vita sana, esageri anche nel rispetto della dieta e del proprio fisico in generale. Poi dopo due mesi, quando ricominci a bere, ti distruggi». Il nostro Autore ascolterebbe senza fine Schubert, individua in Andreij Platonov l'autore fondamentale per la propria formazione umana e culturale, ricorda con profonda stima un "maestro" del cinema: Fellini. È stato importante anche questo per la Sua formazione? «Sicuramente. È senza pari la sua arte di narrare, soprattutto in "Roma" e "Amarcord". Straordinaria la sua visione e interpretazione del mondo cattolico». C'è un altro autore che vuole ricordare? «Il primo Milos Forman e un suo indimenticabile film, "Qualcuno volò sul nido del cùculo"». Uno dei capitoli che compongono questo intelligente e bel lavoro di Pilch contiene splendide citazioni di illustri etilisti come Steinbeck, Dostoevskij, Cioran, Bellow e altre tra cui quella di Bukowski: "Credo di avere voglia di bere". "Quasi tutti hanno questa voglia, solo che non lo sanno". Un'affermazione che fa molto riflettere, come la domanda della poetessa Alberta al protagonista Jurùs: "Perché bevi?" Pilch, Le piace bere? «Se ricordo bene, è un'attività gradevole». Tutti gli altri personaggi che fanno da sfondo, rappresentano simboli di contrastanti emozioni e angosciose realtà che la penna del nostro Autore è riuscito a trasformare in figure memorabili per la loro dolente umanità e intensa voglia di trovare un rifugio dove raggiungere la salvezza: l'amore? Lei è capace d'amare? «Sempre di meno. Non prometto mai miracoli».

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