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Ultima delusione Usa, oggi i vincitori

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VISTI DAL CRITICO IN PIAZZA GRANDE

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L'indiano si discosta più dell'altro dalla media grigia che ha contraddistinto questo 58° Festival, di certo fra i più modesti. Esplicitamente polemico sulla condizione delle donne indiane, racconta di un maggiorente dispotico che, per ingraziarsi gli inglesi al potere nel 1878, aveva avuto l'idea di chiedere a uno scultore di ritrarre la Regina Vittoria in una statua da dedicarsi a una divinità del Bengala. Nel frattempo, ripudiata la prima moglie perché sterile, si impegnava ogni notte per avere un figlio dalla seconda, ricorrendo anche alle preghiere rituali di un monaco convocato senza nessun ritegno di fronte al talamo. Umiliazione senza fine della donna, che, pur costretta in una soffocante clausura, trova modo di sfuggire alle sue custodi mostrandosi senza il velo allo scultore; umiliazione anche più fosca della prima moglie costretta a darsi a dei monaci per scongiurare la collera della divinità quando si sarebbe ritrovata con il volto di una inglese, per di più "infedele". Con un finale tragico perché lo scultore, abbagliato dalla bellezza della seconda moglie, darà il suo volto alla divinità, conducendola al suicidio per il terrore del marito. Nonostante i ritmi lenti da sempre prediletti dal cinema indiano, la storia, certamente singolare, è strutturata con indubbia vitalità, per un verso ricostruendo con colori forti la cornice pittoresca di quel principato indiano fine Ottocento, per un altro mettendo l'accento con calore sulle costrizioni di tutte quelle donne prive di volontà propria e schiavizzate da un uomo-padrone intento solo, senza remore, a soddisfare le sue voglie. In cifre in cui il dolore dilaga, senza sconfinare troppo nel melodramma. Donne anche in «Nive Lives» suddiviso in nove episodi ognuno dei quali, in una imprecisata località americana (forse Los Angeles), ha al suo centro una donna. Si va da una giovane mamma in carcere che non riesce a comunicare con la sua bambina, a una ragazza che tenta invano di riconciliare i propri genitori, a un incontro con un antico amore di una moglie in stato interessante, pronta, con sofferenza, a ricordare. Fino a un'altra madre che decide di rinunciare alla propria vita per la figlia, mentre, in un nuovo episodio, ci si propone una moglie sul punto di tradire il marito in un motel. Questi ed altri sono solo dei piccoli spaccati di vita, con la curiosità tecnica che ogni episodio è racchiuso in un unico piano sequenza e con il pregio che ad alcune di quelle donne danno volto note attrici di Hollywood, da Glenn Close, a Sissy Spacek, a Holly Hunter, a Kathy Baker. Purtroppo, però, si limitano quasi soltanto ad apparire. Per chiudere stasera, i Pardi. Ho due amici in giuria, Vittorio Storano e il pittore Valerio Adami. Non li invidio.

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