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«Girerò ancora un film con Olmi»

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Vuole approfondire l'amicizia nata dalla precedente collaborazione

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Il regista iraniano, icona di una cinematografia difficile e di impegno, è stato premiato con il Pardo d'Onore al Festival del cinema di Locarno, come Terry Gillian e Wim Wenders. Ieri, nell'incontro con la stampa ha ricevuto la statuetta dalla direttrice Irene Bignardi («Abbas è un vecchio amico del Festival, un grandissimo poeta»), in serata il pubblico gli ha tributato tutti gli onori, durante la premiazione ufficiale, in Piazza Grande con la proiezione di «Sotto gli ulivi» del 1994, film che chiude una trilogia carica di humour e di profondità sulla cultura e le abitudini del Paese mediorientale. Fra i progetti, ancora in fase embrionale e tutti da definire, un nuovo film da girare in Iran e un lungometraggio-documentario con Ermanno Olmi, dopo l'episodio girato in «Tickets» (gli altri due racconti erano appunto del regista italiano e dell'inglese Ken Loach), che dovrebbe essere intitolato «Vino, Luna, Bella Donna». Nonostante la dichiarata lontananza dalla politica e un malcelato fastidio per questi argomenti, comprensibile data la sua delicata posizione di regista indipendente, Kiarostami, bombardato di domande dai giornalisti sulle crescenti tensioni internazionali e sulla decisione iraniana di produrre armi atomiche, si è lasciato sfuggire perfino qualche frase: «Nessuno - è sbottato - può pensare che gli Usa attacchino l'Iran, è una stupidità rara. È impensabile, non succederà mai e comunque non ci voglio neanche pensare». E stempera anche le polemiche per un visto negato dagli Stati Uniti, poco dopo l'11 settembre 2001, quando venne invitato al Festival cinematografico di New York: «Le pratiche erano molto complesse, è probabile che altre persone avessero più diritto di me di entrare. Da allora non sono più tornato in America, dove peraltro vive mio figlio». «Vado avanti giorno per giorno, film per film, non guardo mai il lavoro in modo complessivo o globale». È questa la filosofia di quello che è considerato un maestro, il quale sottolinea, parlando della vita in generale: «Mi interesso del mio Paese, ma il compito di un artista non è quello di reagire in modo diretto, bisogna avere la capacità di adattarsi e di raccontare e mostrare le cose. Non sappiamo cosa ci aspetta con l'elezione del nuovo presidente, sembra uno abbastanza radicale, ma è stato eletto democraticamente. Prima non era conosciuto, ma non credo che il primo dei problemi per lui sia il cinema». Su Olmi, Kiarostami ha sottolineato: «Ho sempre desiderato conoscerlo, sono innamorato del suo cinema, ma con "Tickets" non abbiamo potuto portare a fondo il nostro rapporto ed ecco perchè ci è venuto in mente di fare qualcosa insieme mentre stavamo parlando di poesia. In Iran - ha concluso il regista - l'amore dei giovani tiene su il sistema. Ogni anno si pensa sia l'ultimo e poi vengono prodotti 60 film, ma a Teheran le sale si sono via via ridotte. Non si può dire che ci sia censura: i dvd arrivano sul mercato nero dalla Cina. Certo c'è differenza fra il cinema commerciale e quello d'autore ben poco aiutato».

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