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Hollywood, in estate documentari superstar

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Dopo il successo di «Fahrenheit 9/11» e «Super Size Me», questo genere di film inchiesta si è conquistato la fiducia di una fetta sempre più larga di pubblico che in questi giorni viene accontentata con le pellicole «The March of the Penguins», «Rize» e «Murderball». In realtà i rispettivi registi di questi lavori inchiesta sulla realtà (Luc Jacquet, David LaChapelle e la coppia Henry Alex Rubin e Dana Adam Shapiro) preferiscono non utilizzare il termine «documentario» per paura che venga scambiato con «noia», soprattutto dal pubblico più giovane. Ed è così che «Murderball», con protagonisti le squadre di rugby formate da ragazzi handicappati, si presenta come un film d'azione e «Rize», sui teenagers dei quartieri poveri di Los Angeles che per stare lontani dalle gangs si ritrovano a sfogare le loro energie creando nuovi generi di balli di strada, viene presentato dal regista come un musical. Infine «The March of the Penguins», sulla dura vita dei pinguini in Antartide, è essenzialmente, come suggerisce una voce fuori campo a inizio film, una storia d'amore. «Il modo di fare un documentario - afferma il responsabile della distribuzione di Murderball, Mark Utman - è cambiato e non ha niente da invidiare, in quanto a forza espressiva e spirito d'umorismo a un film vero e proprio». Questo stile di cinema ha attirato l'attenzione al Sundance Film Festival coi film vincitori «American Splendor» e «Capturing the Friedmans» e i produttori hanno capito che i documentari, anche se non girati dal premio Oscar Michael Moore, potevano essere un vero affare.

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