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Mafia superstar al cinema e in Tv

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Negli Stati Uniti come nel resto del mondo. Troppo costosi, realizzati con tecniche il più delle volte cinematografiche e con star di prima grandezza sembravano restare schiacciati tra le risparmiose soap opera e i talk show, istantanei come il caffè liofilizzato anche se altrettanto gustosi. In mezzo a tanto fast food televisivo c'è stata però una rivolta che ha riportato il telefilm «vecchio stile» nel cuore del pubblico. Una rivolta di irriducibili mafiosi italoamericani che hanno fatto allo spettatore «una proposta che non si può rifiutare»: uno spettacolo di buon livello, articolato su diversi piani narrativi, ma tutto sommato facile da seguire e molto, molto divertente. In una parola: «I Soprano», la famiglia mafiosa più conosciuta e amata d'America. Per gustare appieno la storia, che ha una sua sequenzialità e i suoi fili conduttori, non basta lo sguardo distratto che si riserva a quegli interminabili sceneggiati (tipo quattromila puntate e più) dove non accade mai nulla. Bisogna ascoltare le battute e ricordarsi dei personaggi che sono molti e ognuno con una sua psicologia. Ma in cambio di un po' di attenzione «I Soprano» offrono un'ottima recitazione, una gran bella fotografia (per chi sa apprezzarla), musiche di notevole livello e una quantità di violenza «sotto controllo». Con questa formula la serie, iniziata nel '99, è presto divenuta la più seguita d'America con club di fan in tutto il mondo (anche in Italia) ed è arrivata alla quinta stagione per un totale di 65 episodi. I telefilm più recenti sono ora approdati su Canale 5, mentre la rete satellitare Fox ripropone le vecchie puntate. Intanto la sesta serie sta per essere realizzata. I primi episodi arriveranno sui teleschermi Usa all'inizio del 2006 e in Italia qualche mese dopo. Visto che il successo continua appare certa la realizzazione di una settima, ottava, nona serie e oltre. Protagonista incontrastato delle avventure della famiglia di mafiosi è James Gandolfini, nel telefilm Tony Soprano, un simpatico quarantaquattrenne sovrappeso (e di molto) che si barcamena tra il suo desiderio di essere un buon padre di famiglia (anche se separato) e gli inevitabili pestaggi, ricatti e qualche piccolo omicidio che sono le quotidiane incombenze di un boss. Accanto a lui tutti attori di livello: Lorraine Bracco, la psicologa Jennifer Melfi che un po' cerca di curare l'istinto aggressivo, anzi omicida, di Tony con dosi sempre più massicce di Prozac e un po' ne è torbidamente attratta. Ci sono poi Tony Sirico, nei panni di Paulie con i capelli tinti e cotonatissimi; «zio Junior» Dominic Chianese; Michael Imperioli, il giovane ed eternamente infuriato Christopher e tanti, tanti altri, tutti bravissimi caratteristi italoamericani. E il telefilm «I Soprano» è un incendio che si è trasmesso addirittura ai cartoni animati (come gli squali mafiosi di «Shar tale») e alla pubblicità, con le malefatte della simpatica banda che pubblicizza una nota marca francese di automobili sulle note di «Bad boy». Certo il creatore della serie David Chase ha avuto la buona idea di giocare la carta dei mafiosi in televisione, ma tutto sommato il successo era prevedibile. Il rapporto sconclusionato tra un boss e il suo psichiatra era stato già abbondantemente collaudato con «Terapia e pallottole» anche se il mafioso De Niro aveva a che fare con un medico uomo: Billy Crystal. E poi i mafiosi italoamericani, sfregiati, mammoni, eleganti e pacchiani fino al ridicolo, addobbati con anelli e catene d'oro, con lifting forse più per non farsi riconoscere dall'Fbi che per sembrare più giovani, ecco questi mafiosi da operetta hanno sempre avuto una gran fortuna al cinema. A cominciare dai primi passi del mondo di celluloide con quello «Scarface» firmato da Howard Hawks nel '32 e interpretato da Paul Muni (guardacaso nel film si chiama anche lui Tony) che concentra e anticipa tutto il fascino e la strampalata violenza del cinema ispirato alla mafia. E

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