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PER CHI AMA l'argomento «morti viventi», uno tra i più suggestivi trattati dal cinema.

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Un classico dell'espressionismo tedesco, restaurato e reperibile anche in dvd, in cui, esibendolo nelle fiere di paese, il dottor Caligari usa in realtà Cesare, questo il nome dello zombie, per compiere vendette personali. Film muto. Terrificante. Oltre ai due classici «White Zombie» (1932) dei fratelli Halperin e «I walked with a zombie»(1943) di Jacques Tourneur, che si basano sui riti voodoo, ed infatti sono ambientati ad Haiti, per ritrovare degli zombi veramente paurosi bisogna attendere circa vent'anni. Con «The plague of zombies - La lunga notte dell'orrore» (1967) John Gilling firma quello che è generalmente ritenuto come il «preambolo» senza il quale Romero, due anni dopo, non avrebbe probabilmente realizzato «La notte dei morti viventi». Film pilastro dell'intero genere, cui Romero fa seguire «Zombi», nel '78, in assoluto il più agghiacciante e disturbato film mai girato sull'argomento, e nell'85, «L'alba degli zombi», in cui una base militare sotterranea sopravvive al dominio dei morti viventi fino al disastro finale. Si passa poi a «Re-animator» di Stuart Gordon, da H. P. Lovecraft, del 1988, divertentissimo ed eccessivo, ed a «Pet Sematary», dell'anno dopo, tratto dal romanzo di Stephen King e diretto da Mary Lambert. «Il serpente e l'arcobaleno», di Wes Craven, è in realtà un film sul voodoo, ma riesce a dire la sua anche sull'argomento zombi, con un Bill Pullmann raramente così convincente, mentre infine, passando per l'italiano «Dellamorte Dellamore», che Michele Soavi dirige nel 1993 traendo spunto dai fumetti di Dylan Dog, gli ultimi zombi rimasti sul grande schermo a difendere il loro diritto a non morire sono quelli, di origine chimico-batteriologica, che insidiano la splendida Milla Jovovich nei due episodi di «Resident Evil». A. S.

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