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Ischia premia il documentario su Wojtyla

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UNA fabbrichetta della paura. Con due giovani donne inseguite tutta una notte da un assassino misterioso che, dovunque va, si lascia dietro fiumi di sangue. Ha tentato di costruirla un regista francese, Alexandre Aja, con un altro lungometraggio ed alcuni corti alle spalle passati quasi inosservati. Una paura facile, secondo i vecchi schemi delle vittime fragili e spaurite inseguite da un carnefice dai furori immotivati. Tutto, perciò, si affida ai colpi di scena, agli inseguimenti dentro una vecchia casa e fuori, alla tensione del titolo tenuta alta con mezzi e mezzucci sempre molto artificiosi, mentre, attorno, dato che è notte fonda, dilaga il buio fitto, riuscendo, per fortuna, a mostrare di meno quei dettagli costruiti solo per essere orripilanti, con eventuali brividi in platea. Si segue a stento, però. Sia perché i tanto auspicati brividi sono quasi solo un pretesto che si stenta ad accertare sia perché gli effetti di paura non vanno mai oltre quelli del vecchio Grand Guignol, cui oggi più nessuno crede. Le due fanciulle, Cécile de France e Maiwenn, nonostante un curioso risvolto finale, non hanno quasi fisionomie e, se le avessero, non ce la farebbero ad imporle dato che le loro facce, come tutto il resto, navigano in una oscurità da cui emergono solo le loro urla e i loro rantoli.

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