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«Via col vento» bufala epica

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Leone (con due titoli), Fellini e De Sica tra i grandi della storia del cinema

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Due lavori di Sergio Leone («Il buono, il brutto e il cattivo» e «C'era una volta il West») più «Otto e mezzo» di Federico Fellini e «Umberto D» di Vittorio De Sica, sono i quattro titoli che hanno avuto l'onore di apparire nella selezione dei due critici di «Time», Richard Schickel e Richard Corliss. Ma se il nostro cinema (che comunque si fregia anche della segnalazione per la colonna sonora de «Il buono, il brutto e il cattivo» firmata da Ennio Morricone) forse ha più di un motivo per lamentarsi della "tirchieria" del magazine Usa, va sottolineato che gli esclusi si trovano in buona compagnia. Tra i cento titoli proposti anche sul sito www.time.com/2005/100movies spicca infatti l'assenza di un "pezzo da novanta" della sterminata filmografia americana come «Via col vento». «Di quel film nessuno si preoccupa, anzi ce ne siamo infischiati», hanno dichiarato i due critici parafrasando proprio la celebre battuta con cui Rhett Butler lascia Rossella O'Hara: «Frankly, my dear, i don't give a damn» («Francamente, mia cara, me ne infischio»). «"Via cole vento" - hanno sentenziato Schickel e Collins - è una bufala epica». Nello stesso tempo i due "censori" hanno spiegato che le loro scelte sono state dettate da un criterio fondamentale: quello di individuare in ciascun titolo inserito nei top 100 «qualcosa di magico», nel senso di qualcosa che stupisce. «Alla fine andare al cinema e valutare un film è operazione assai soggettiva. Ti piacciono o non ti piacciono cose su cui difficilmente riesci a dare una spiegazione razionale». Analizziamo, allora, per sommi capi, curiosità, dimenticanze e qualche ingiustizia dell'elenco finale dei 100 top-movie di sempre pubblicata dalla prestigiosa rivista. Intanto la graduatoria non ha nessuna scala di valori, essendo proposta in rigoroso ordine alfabetico. I due critici hanno solo indicato il miglior prodotto per ogni periodo o decade della storia del cinema. Così per gli anni Venti è stato scelto il futuristico «Metropolis» del tedesco Fritz Lang, mentre gli americani «Infedeltà» di William Wyler e «Quarto potere» di Orson Welles hanno dominato gli anni '30 e '40. Tra i film moderni «Pulp Fiction» di Quentin Tarantino prevale negli anni Novanta, mentre «Time» ha scelto «Parla con lei» di Pedro Almodovar come pellicola più bella del nuovo secolo, almeno sin qui. Partiamo allora dai criteri di scelta. Di alcuni grandi registi sono stati insolitamente indicati titoli considerati correntemente come "minori" dalla critica internazionale. L'appunto riguarda soprattutto grandi come Ingmar Bergman, Stanley Kubrick, Alfred Hitchcok e Akira Kurosawa. Del primo è stato segnalato il solo «Persona», film del 1966 certo non tra i capolavori del maestro svedese. Del re del brivido sono in gradutoria i gialli «Notorius» e «Psycho» mentre è stato ignorato l'inquietante «Gli uccelli». Del regista di «Eyes Wide Shout» sono stati inseriti nella lista l'oleografico «Barry Lindon» e il ferocemente satirico «Dottor Stranamore» ma è stato "cassato" l'antesignano della fantascienza moderna, «2001 odissea nello spazio». Del grande regista giapponese, infine, è stato preferito il riflessivo «Vivere» ai grandi affreschi epici della cultura nipponica come «Rashomon» e «I sette samurai». Detto che non sono stati tralasciati i campioni di incasso, come la trilogia de «Il signore degli anelli», e addirittura un cartoon opera dell'ormai defunta collaborazione tra Pixar e Dysney («Alla ricerca di Nemo»), c'è da spulciare nell'elenco per individuare alcuni titoli di nicchia, magari con l'intento di recuperarli con l'acquisto o il noleggio del dvd, visto che nelle sale italiane hanno fatto solo fugaci apparizioni. Tra tutti, «City of God» del brasiliano Fernando Meirelles, spietato affresco delle favelas di Rio de Janeiro, o «Addio mia concubina» del cinese di Thaipei, Chen Caige, preferito dalla coppia Schicke

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