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Maurizio Cattelan è il nostro re dell'investimento

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Una delle sue opere più note e criticate, «La Nona Ora» (1999), con la scultura raffigurante Papa Giovanni Paolo II colpito da una meteorite e immerso in un lago di sangue, è stata aggiudicata da Christie's alla cifra record di 886.000 dollari, all'epoca equivalenti a due miliardi di vecchie lire, una somma che non riescono a raggiungere in asta neppure le opere più importanti di un Burri o un Fontana. Anche Cattelan, sostenuto dalla Fondazione Trussardi, ha capito che più dell'opera conta oggi la capacità di far parlare di sè e di pubblicizzare al massimo livello le proprie trovate. Ormai noto a tutti è il cavallo appeso da Cattelan al soffitto di un museo mentre pochi mesi ha suscitato un mare di polemiche il suo intervento in Piazza XXIV Maggio, a Milano, con dei fantocci di bambini impiccati ad un albero. Per staccarli dai rami un signore, disgustato dalla presunta opera, si è arrampicato aiutato da una guardia giurata ma è poi caduto rovinosamente a terra, in una pozza di sangue. C'è chi giura, conoscendo bene Cattelan, che anche questo intervento è stato programmato da lui. A livello internazionale ha suscitato clamore anche il fatto che Cattelan ha «organizzato» la sesta Biennale dei Caraibi: peccato che le altre edizioni della Biennale non sono mai esistite, che non era esposta nessuna opera e che gli artisti invitati si sono fatti due settimane di villeggiatura gratis in quei bellissimi luoghi, con frotte di critici accorsi inutilmente. Del resto Cattelan trascorre gran parte del suo tempo in una nota agenzia pubblicitaria di Milano per trarre ispirazione. È finita l'epoca in cui gli artisti andavano a far copie nei musei e impegnavano tutto il proprio tempo in studio, a dipingere o a scolpire. Oggi contano le pubbliche relazioni e la strategia pubblicitaria, aggressiva e spregiudicata. Gab. Sim.

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