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«Se io non avessi interferito nella sua vita sarebbe ancora viva»

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Secondo i suoi ritmi biologici, talora discordanti con quelli di Owen, Julia si sveglia piena di affettuosità verso di lui, il suo compagno nell'immobile viaggio del letto lungo quella notte d'imperfetto sonno. Lei lo abbraccia e alle proteste di lui che vorrebbe continuare a dormire, dichiara a voce bassa ma implacabile quanto lo ama, quanto è contenta del loro matrimonio. «Sono così contenta con te». Questo, dopo venticinque anni di vita insieme. Lui ha settant'anni, lei sessantacinque; quel suo annuncio, del valore di una notizia per lei, lo colpisce un po': e come potrebbe essere altrimenti? Dopo tutte le loro spiacevoli esperienze e il male che hanno procurato ad altri. Ne erano venuti faticosamente fuori ed eccoli qui, sull'altra sponda. Lei si aggrappa a lui, ruota la testa per baciarlo sulla bocca. Ma le labbra di lui sono gonfie e intorpidite per il sonno, e in questo stato di anestesia i suoi nervi non rispondono, gli appare come un tentativo di soffocarlo; lo accarezza, come si suol dire, contropelo. Dopo pochi minuti ancora di amorosi tentativi, mentre lui si ostina a non rispondere, proteggendo la possibilità di un ritorno ai suoi preziosi sogni, Julia rinuncia e si alza dal letto, mentre Owen, pieno di gratitudine, si stende sul lato vuoto di lei e si riaddormenta per un'altra oretta o due. Una mattina, in quest'ultima ora rubata, lui sogna che in un edificio che non conosce (ha l'aspetto di una struttura pubblica piuttosto malandata, come una pensione o un ospedale) delle presenze ufficiali senza volto lo conducono in una stanza dove, su un letto simile al loro, due letti singoli si univano fino a formarne uno gigantesco, un uomo, piuttosto giovane a giudicare dal suo biondo corpo levigato con le sue belle natiche paffute, è disteso sopra il corpo di sua moglie come a tentare di risuscitarla oppure (non è proprio la stessa cosa) di nasconderla. Quando, sotto le tacite direttive di quegli addetti, lo sconosciuto si sposta, il corpo della moglie di Owen, parimenti nudo, appare supino: il bianco ventre molle, i seni appiattiti dal peso, il ben noto amato sesso con la sua rada peluria. Lei è morta, suicida. Ha trovato la via d'uscita dal dolore. Owen pensa «Se io non avessi interferito nella sua vita, lei sarebbe ancora viva». Lui si strugge per abbracciarla e darle respiro per ricondurla in vita e succhiarne il veleno che la vita le ha infuso.

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