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«Ho il corpo consumato ma la testa immacolata»

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Ebbene, tra queste rarissime, si conta Franco Zeffirelli, vegliardo ottantunenne che, nei trascorsi decenni assai combattuto e deplorato dalla Kultura di sinistra, egemonica in Italia per mezzo secolo, oggi è venerato quale Maestro: a sinistra come a destra: in Italia, nel mondo. Un maestro della regía, il fiorentino, che ha con naturalezza pari ad inventiva abbracciato il teatro in musica, il teatro di prosa e il cinematografo.... «Basta encomî imbarazzanti e risaputi», ci sollecita lui al cellulare, mentre una voluminosa macchina ufficiale lo conduce al Kremlino per una cerimonia di quelle solenni e rituali che sanno fare là. E noi allora si svicola, e gli si domanda se provi orgoglio del fatto che il Museo Pushkin di Mosca gli abbia dischiuse ben sei sale per ospitare 120 opere riferite alle regíe ed agli allestimenti firmati nel corso di mezzo secolo. «Mi piacciono i russi. Li bazzico dal remoto 1964, quando ci portai "Amleto" con Albertazzi, e nel '66 "La Lupa" con la Magnani, e tante volte in sèguito gli spettacoli della Scala. Oggi loro con l'esposizione al "Pushkin" intendono ricambiare un attestato di stima e d'affetto». Un popolo per il quale l'arte è sempre stata passione vivificante e balsamo contro le disgrazie patite... «La sofferenza sovente affina l'intuizione dell'arte e ne accresce il bisogno, cosí dimostra la storia. Al presente, noi occidentali abbiamo abdicato all'anima a vantaggio d'uno scimunito consumismo che s'arrabatta penosamente per coprire il buco dell'alienazione in cui ci sgretoliamo. Loro, i russi, sono invece ricchi d'energie, si vestono d'entusiasmi ancorché confusi; amano l'arte quale nutrimento quotidiano. Si pensi al balletto». Forse è che per loro Tolstoi, Cajkovskij, Dostojevskij e il grande Ottocento continuano a pulsare d'attualità, mentre da noi la nostra civiltà negletta muore o si sforma in tv... «Bisogna considerare che i russi sono vissuti sotto un regime liberticida fino a pochi lustri or sono, e salvare il loro patrimonio artistico e culturale è stata ragione di soffio vitale, di sopravvivenza». Loro ansiosi, noi scettici. Però, la loro ansia di libertà li spinge altresí ad andarsene dalla Russia; ed oggi a Mosca regna non poco disordine, anche in campo culturale... «D'accordo, occorreranno due generazioni d'intellettuali perché le cose si rimettano al posto giusto. Intanto la vita della cultura si ravviva: alla mia mostra, per esempio, millecinquecento persone». Una mostra sollecita bilanci... «Io non guardo indietro. Le opere del mio passato non mi riguardano: rifuggo dalla contemplazione dell'accaduto. Penso e progetto. Ho già firmato contratti fino al 2008; ho già ideato due nuovi film...». Un patto col diavolo? «Un patto con me stesso: lascio il mio corpo decrepitarsi, gli acciacchi infierire; e le gambe non mi reggono. Ma la testa, in compenso, è fresca e vispa come un angioletto. Non ho ottant'anni, bensí quattro volte vent'anni: figúrati, una foga quadruplicata».

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