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di ANTONIO ANGELI LUTHER - GENIO, RIBELLE, LIBERATORE di Eric Till, con Joseph Fiennes, ...

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UN GRANDE e ricco affresco tutto da ammirare questo «Luther» che arriva nel nostro Paese dopo aver superato in Germania per incassi la «Passione» di Gibson. La storia è quella di Martin Lutero, il giovane monaco tedesco che nel XVI secolo guidò la nascita della Chiesa protestante. Stupendi i costumi, accattivanti le ambientazioni, ma il regista Eric Till, con una grande esperienza prevalentemente televisiva, non punta solo su questi per catturare lo spettatore. Al centro c'è il travaglio interiore del protagonista che, mantenendosi integro in un momento storico denso di intrighi e avidità, conquista il cuore dei suoi compatrioti. Con abilità veste i panni di Lutero il trentaquattrenne attore inglese Joseph Fiennes. Il protagonista di «Shakespeare in love» e «Killing me softly» è però il perfetto opposto rispetto al Lutero sovrappeso e con gli occhi persi nel vuoto dipinto da Lukas Cranach (che nel film fa una breve apparizione). Papa Leone X appare avido e subdolo. Di Giulio II, grande pontefice che volle gli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina, non c'è che l'immagine fugace di un guerriero in armatura d'oro. La narrazione sposa in pieno la causa luterana, e se le vicende raccontate dal film sono fedeli alla realtà come il bravo Fiennes assomiglia all'originale c'è da essere scettici sul rigore della ricostruzione storica. È però anche vero che il film è emozionante. Tutto ruota attorno a un glorioso Olimpo di personaggi tra i quali brilla la luminosa stella di sir Peter Ustinov, alla sua ultima interpretazione. L'attore due volte premio Oscar è infatti scomparso lo scorso 28 marzo all'età di 82 anni. Da lui il regista Till ha ottenuto un superbo principe Federico il Saggio. Ma anche gli altri non sono da meno. Alfred Molina ha impersonato con maestria il monaco che vende il Paradiso a saldo: in cambio di pochi spiccioli porte aperte per vivi e morti; Bruno Ganz è l'intenso padre spirituale di Lutero e lo sconosciuto Torben Liebrecht, nella sua immobilità, riesce a dare un profilo interessante al giovane imperatore Carlo V. Una pellicola di grandi scene che, in un panorama di film dominati dagli effetti speciali, risulta una godibile eccezione.

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