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Storia agghiacciante raccontata con abilità

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UN DOCUMENTARIO americano su uno dei delitti più turpi, la pedofilia. Visto dalla parte di una famiglia di Long Island, i Friedman, che negli anni Ottanta vi videro coinvolti il padre, uno stimato insegnante, e uno dei tre figli, il diciannovenne Seth. Li ha avvicinati, esordendo nel lungometraggio, un apprezzato regista di corti, Andrew Jarecki che, oltre ad intervistare tutti i protagonisti, le loro famiglie, i conoscenti, i giudici, gli avvocati, ha potuto metter mano a una lunga serie di filmini casalinghi che i Friedman avevano girato per anni, sia pure in modo amatoriale,con una videocamera da cui non si separavano mai e che aveva finito per dotarli con il tempo, di un vero e proprio archivio familiare. Le nozze di padre e madre, i primi giochi dei bambini, le feste in casa in occasione delle principali ricorrenze e dopo, una volta scoppiato lo scandalo, anche, curiosamente, a tu per tu con le loro reazioni, le proteste di innocenza, le accuse reciproche, le recise e decise distanze presto prese dalla madre, a tal segno indignata da non tardare a chiedere il divorzio. Jarecki, a questi fulmini ha aggiunto, appunto, i vari incontri che, più tardi, ebbe con i membri della famiglia Friedman ascoltando tutti con imparzialità. Il suo intento, infatti, non è quello di far luce su un caso giudiziario da qualcuno ritenuto un errore, ma di documentare le posizioni di ognuno, mentre, tra innocentisti e colpevolisti, quella famiglia si sfascia, specie quando, per evitare il processo e una condanna pesante, un avvocato convince Seth, forse innocente, a dichiararsi colpevole per ottenere delle attenuanti. Certo la materia è sgradevole, ma non si può non dare atto al regista di averla risolta con un piglio narrativo serio, dal vivo e dal vero, ricorrendo solo, per la sua rappresentazione, a quanti avevano preso parte, a vario titolo, ai fatti di quei giorni. Con un senso sicuro del cinema.

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