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«HOTEL PALESTINE, BAGHDAD»

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Così l'inviato fatto prigioniero vede la guerra dall'albergo

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Con questo augurio Toni Fontana si congeda da un bambino irakeno che, come lui, è stato prigioniero per molte settimane nell'Hotel Palestine a Baghdad. Giornalista dell'Unità, Fontana è stato catturato dai miliziani del Baath irakeno il 28 marzo del 2003 a Bassora, insieme a sette colleghi italiani, e trasferito nell'albergo della capitale che, per tutta la durata della guerra, ha ospitato giornalisti provenienti da tutto il mondo. L'Hotel Palestine ha rappresentato così, fino all'ingresso degli americani e anche dopo, il luogo da dove l'Occidente (ma non solo) ha "guardato" la guerra. È il posto scelto da Alì il chimico (così i media avevano soprannominato il ministro dell'informazione di Saddam, Muhammad Said al-Sahaf) per smentire, con piglio sicuro, alla stampa internazionale ogni passo avanti in Iraq degli Alleati e per giurare sulle solo innumerevoli perdite. È il luogo centrato da un colpo partito da un carro armato Usa, poche ore prima della liberazione, che fa due morti tra i giornalisti. È, insomma, il centro dove avviene la guerra raccontata dai media e che il giornalista non può fare a meno di vedere dalla finestra. Fontana è arrivato in Iraq insieme a sette colleghi italiani, rifiutando di essere "reclutato" e integrato nelle forze di invasione così come è successo a gran parte dei 600 giornalisti stranieri. Superata dal Kuwait la frontiera con l'Iraq e la prima linea britannica a Bassora, Fontana e gli altri sono fermati dai miliziani del Bath a fine marzo. Baghdad è sull'orlo del collasso e quando gli americani sono a pochi chilometri crolla subito: è la fine di un'era. Ma certo non arriva la pace: Fontana descrive, ora che la prigionia è finita, oltre al giubilo per il regime finito, le prime manifestazioni contro le truppe per quella liberazione che da subito è vista come un'occupazione straniera, anche da chi ha odiato Saddam. Ma se la guerra - intesa come scontro di eserciti - è finita, l'Iraq non ha certo trovato la pace, anzi è vero il contrario come lo è per i carabinieri massacrati a Nassiriya. «All'inizio del nuovo anno l'Iraq - osserva in conclusione Fontana - appare sospeso tra il caos, l'anarchia e l'avvio di un processo democratico sulla cui strada si vedono innumerevoli ostacoli». La guerra non ha risolto i problemi, anzi - come dice Massimo Cacciari nella prefazione al libro - ne ha mostrati altri di ben diversa importanza. Toni Fontana, «Hotel Palestine, Baghdad» Il Saggiatore, 188 pagine, 15.50 euro

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